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RAGGUAGLI DI PARNASO

RAGGUAGLIO XVII

Sigismondo Battori tardi ha imparato la lingua latina.

Ieri alle venti ore giunse a questa corte l’ordinario corriere di Germania, il quale rallegrò ognuno con la gratissima nuova che portò, che il serenissimo Sigismondo Battori, giá prencipe di Transilvania, di modo si era innamorato della leggiadrissima lingua latina, che con grandissima sua gloria parlava e scriveva con puritá e candidezza di stil cesariano; onde in quella occasione i virtuosi tutti instantemente chiesero ad Apollo, che per cosi lieta nuova si facessero in Parnaso tutte quelle demonstrazioni di allegrezza, che per inanimir gli uomini grandi ad amar le buone lettere erano solite farsi quando prencipe alcuno era divenuto letterato; ma perché Sua Maestá vede l’intimo di tutte le cose, negò a quei suoi virtuosi la domanda che fecero e disse loro, che Parnaso solo allora festeggiava, che per libera elezion di animo nobile e per mera elezione degli studi, non costretti da necessitá alcuna, li prencipi apprendeano le buone lettere; e che facea bisogno che sapessero tutti, che il prencipe Battori avea fatto acquisto della elegantissima lingua latina, non per ambizion di mostrarsi letterato, né per virtuosa curiositá di saper cose assai, ma per la necessitá ch’avea di correggere per sua riputazione la sciocca sconcordanza puerile, che fece in genere, numero e caso, allora che nella guerra d’Ungheria fece la funesta risoluzione di armarsi contro il Turco per aderir a quell’imperador di Germania, che, avendo cosi gagliarde e vive pretensioni sopra il principato di Transilvania, egli aver dovea in maggior orrore che settanta imperadori ottomani.