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ANNOTAZIONI

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236 14 II salasso che generò la «frenesia» è l’eccidio di Blois (23 dicembre 1588), cioè l’assassinio dei due Guisa ordinato da Enrico III.

23630 Giovanni Boterò (1544-1617), il timorato e cauto politico piemontese, giá era stato satireggiato in Cent. II, 87. Egli era stato in Francia, insegnante di rettorica e filosofia a Bilioni ed a Parigi, dal 1565 al ’69; vi era tornato nell’85 con una segreta missione di Carlo Emanuele I presso i capi della Lega Santa; piú tardi in Roma non nascose le sue speranze in un trionfo del partito cattolico pel quale dettò anche un perduto Discorso o Istruzione. Sul suo disinganno per le vittorie del re di Navarra si veda quanto gli scriveva da Parigi, nel marzo 1594, l’amico Girolamo Frachetta, un altro politico italiano al servizio della Lega (cfr. F. Chabod, G. Boterò , Roma, 1934, pp. 217 ss.). La fallace profezia sul regno di Francia, che «al presente tumultua di tal maniera, che si può piú presto desiderare che sperare la sua reintegrazione», era stata enunciata dal Boterò nell’esordio della Parte II delle Relazioni universali (Roma, Ferrari, 1592).

237 9 Cola è tipo comico ben noto della commedia napoletana (cfr. B. Ckock, I teatri di Napoli 3 , Bari, 1926, pp. 32-4, 64, 97, 187), ma su questo Colaiacomo Padulla da Castromeco non trovo notizie.

Ragguaglio LXXXI. — Copie in N 1 31, senza titolo, e in N 2 8, col titolo, ma privo della chiusa dopo «necessitá» (23921)Seguo il testo di N’, piú completo e corretto, col titolo di N 2 ; correggo in «stato» (239 5 ) e «dal» (239 25 ) le lezioni «stata» e «da quel» del Ms.

2395 II divorzio di Enrico Vili feriva la riputazione di Carlo V, poiché Caterina d’Aragona, la sposa ripudiata, era sorella di Giovanna, madre dell’imperatore.

Ragguaglio LXXXII. — Copia in N 1 32; emendo in «sottoporre» (2414) e «al paro» (24145) le lezioni «sottoporle» e «il paro» del Ms. Sono da riferire a questo ragguaglio i seguenti Appunti autografi di P. : «Che si chiamasse lingua toscana quando avessero scritto la gorgia» (c. 131 r.); «Dopo lunga disputa fu concluso che i Fiorentini parlavano meglio e i Bergamaschi meglio scrivevano toscano» (c. 131 v.); «La Crusca» e «Se la lingua si dovesse chiamar italiana o toscana: furon fino Modanesi