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TRADUZIONI

Gnatone. — Signor Capitano, fatevi innanzi a piacer vostro.

Trasone. — Dimmi, a che termine sta il mio negozio?

Gnatone. —A che termine, eh? Costoro non sapevano altramente chi voi vi foste e vi aveano per un capitan da dozzina; ma quando io sfoderai loro le stupende qualitá vostre, e particolarmente quando seppero che siete cosa dell’Imperadore, ebbero per grazia essi di non esser scacciati da Taide. Insomma, la cosa è passata benissimo e, quello che piú importa, con vostra infinita reputazione, ché altramente non ne avrei fatta parola, in disgrazia. Taide dunque è vostra piú che mai, sicché attendete pur a posteggiarla e farvi conoscere per quel grand’uomo che siete; e acciò questi giovanotti semplici credino che sia vero quanto ho detto loro, basterá solo che gli diciate che il mio testimonio delle vostre qualitá onoratissime è vero e che manterrete quanto io ho loro promesso a nome vostro, ché cosi vi sará piú l’onor vostro, che mostrar di vantarvi con raccontar voi stesso le vostre virtú.

Trasone. — Hai fatto bene e ti ringrazio infinitamente. Signori miei, non voglio dirvi altro, per non parer di volermi vantare, se non che quanto ha detto di me Gnatone, mio servidore, è verissimo e darò con gli effetti compimento a quanto egli ha promesso a nome mio; questo solo voglio aggiungervi per modestia, che non praticai mai con prencipe alcuno, dal quale non fossi estremamente amato, onorato e temuto.

Gnatone. — Non vi dissi io che egli avea una chiacchiera napolitana?

Fedria. — Ce l’hai dipinto per eccellenza.

Gnatone. — Entrate dunque tutti in casa di Taide, ch’io or ora ne vengo.

Nobilissimi spettatori, se la casa di Taide fosse capace di tutti voi, molto volentieri vi invitarci alle nozze che vi si faranno; ma di sopra non vi è altro che una sala, assai

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