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TRADUZIONI

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Fedria. — Non posso credere ch’egli si sia molto dilungato quel dappoco e facilmente potrá esser tornato a casa.

Pizia. — Fatemi, di grazia, favore di guardar s’egli vi è.

Fedria. — Or ora voglio cavarne le mani.

Doria. — O Pizia mia, certo che noi siamo ruinate e mi incresce piú del peccato che della vergogna: io ho tant’anni quanto vedi e ho veduto far qualche cosetta a’ miei giorni, ma mai piú udii la maggior sceleratezza dí questa.

Pizia. — Tant’è: la nostra padrona, con voler questo eunuco, ha cercato Marca per Ravenna. Ma mi era ben stato detto ch’essi amavano noialtre donne fuor di modo, ma che però non potevano far nulla; e io, disgraziata, me ne son scordata e il brutto nemico mi ha tentata a lasciargli in cura la giovane, che, se vi avessi pensato prima, l’avrei ben chiavato in una stanza.

SCENA QUARTA

Fedria, Doro eunuco, Pizia e Doria.

Fedria. — Esci fuora, scelerato, campato dalle forche! Ancor fai resistenza, cattiva spesa?

Doro. — Ohimè, io vi priego, per l’amor d’iddio!

Fedria. — Guarda un poco questo boia, come si sia mutato di viso. Perché ti credi tu che io ti abbia straginato qua? Che vuol inferire questo tuo cambiamento di panni? Che di’ tu? Ti so dir, Pizia, che, s’io indugiava un puntino piú, ve ne avrei trovati due: giá si ammanniva di cogliersela, il furfante.

Pizia. — Tanto che gli avete pur dato delle mani addosso ?

Fedria. — E di che sorte!

Pizia. — Oh, voi avete fatta la buona opera !

Doria. — Non si potea far meglio.

Pizia. — Ma avete avvertito di ligarlo bene e serrarlo in qualche camera, che non vi fugga piú?