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TRADUZIONI

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Gnatone. — Di cotesto, che avete detto ora e mi son ricordato di quel bel motto detto al Rodiano: ma ecco Taide che esce fuori.

Trasone. — Va, corri innanzi e fa che a casa sia all’ordine ogni cosa.

Gnatone. — Io vo.

Taide. — Pizia, o Pizia! Fa che tu abbia diligente cura di casa e, se per sorte verrá qui Cremete, pregalo prima che aspetti fin che torno; e, se l’aspettar non gli torna bene, digli che ci dia di volta; e, quando non possa far né l’uno né l’altro, menalo a casa il signor Capitano, ove mi troverai. Mi hai intesa?

Pizia. — Signora, si, tanto farò.

Taide. — Aspetta. O che altro volea io dirle? Ah, si, vedi, di grazia, mi scordavo del migliore: statemi a udir tutti: abbiate l’occhio a quella giovane e fate che non vi partiate di casa.

Trasone. — Andiamo.

Taide. — Avviatevi. Voi, venite meco.

SCENA TERZA Cremete e Pizia.

Cremete.— Invero che, quanto piú vi ripenso, tanto maggiormente parmi che questa Taide abbia ad arrecarmi qualche disgrazia, in modo, fin dalla prima volta ch’ella mi mandò a chiamare, mi veggio aggirato da lei: e se, per caso, alcuno mi chiedesse che negozi io abbia a trattar con esso lei, io gli risponderei che non la conobbi mai a’miei giorni; la prima volta che le andai in casa cominciò a trovar certe sue scuse acciò io mi vi intrattenessi: dicea che avea fatto orazione per un negozio di importanza il qual volea trattar meco; fin d’allora io cominciai ad entrar in sospetto che il tutto si facea a qualche astuto disegno per ingannarmi; il che tanto maggiormente mi si fa verosimile, quanto ch’ella