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SCRITTI MINORI
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qua hanno enervata l’autoritá e la possanza, di modo che ne’ suoi bisogni celeri non può cosi subito aiutarsi, come dovrebbe. Non vedete voi, che l’imperadore in tutte le sue guerre, e ora piú che mai, sta malissimo, perché il consiglio non sta e chi deve decerner l’aiuto unito, ma si fanno le diete lunghe a radunarsi ; e si può dir che sia monarchia la republica, senonché non delibera da re; ma l’imperio per questo s’indebolisce, bisognando chieder aiuti, quando bisognarebbe star in campagna con l’arme nelle mani.
Iacomo. — E il Iannizzero, che ha l’elezione in mano, non ha giá dismembrati Stati e applicatelesi ad essi?
Traiano. — Quella sorte di milizia, la quale consiste di forastieri nati di uomini di diversa religione, non hanno altra aviditá che di grossa paga, e però si contentano che le sia loro da ogni nuovo imperatore accresciuta. È ben vero che, quando si sono risoluti domandar alcuna cosa, l’hanno voluta ottenere.
Iacomo. — Oltre di queste cagioni, evvene niun’altra per la quale si movesse il Papa a fondar l’imperio in elezione?
Traiano. — Questa: che il monarca non sempre si sarebbe ricordato della grandezza del benefizio concedutogli dal Papa, ma il tutto avrebbe misurato con Putii suo del Stato. Non vedete voi questo prencipe qui vicino a Roma, che, di mercatante fatto uno de’ grandi prencipi d’Italia, cerca ora la bassezza di colui, che lo fece tanto grande?
Iacomo.— Verissimo è l’esempio, ma non si sono anco trovati imperadori, che hanno mossa guerra contro il Papa e forzatisi di occupargli lo Stato?
Traiano. — Si sono, e infiniti, e però la Sede Apostolica, pensando a quello che sarebbe potuto succedere, pose l’elezione in mano di sette, tra’ quali volle che ve ne fossero tre arcivescovi, aderenti al Papa strettissimamente, di maniera tale, che, venendo l’imperadore contro il suo giuramento di mai sempre aiutare e difendere la Santa Sede, il Papa ordina la privazione agli elettori, i quali, sempre avendo a richiesta di lui fatta nuova elezione, hanno forzato l’imperadore non
