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RAGGUAGLIO LXXXIX

Apollo proibisce a’prencipi, che non tengano stillatori o lambicchi in casa.

Percioché da pochi mesi in qua si sono scoperte in questo Stato di Parnaso diverse malattie, le quali cagionano in alcuni una straordinaria lassitudine con frequenti agitazioni : in molti una febre tenace che appena si conosce al polso, con mostruose inappetenze: in altri travagli grandissimi di stomaco con sete ardentissima: e non trovandosi da’ medici non solo rimedio, ma la vera cagione di questi mali, d’ordine d’Apollo fu fatta ultimamente congregazione avanti il grande Esculapio de’ medici piú principali, greci, latini e arabi, dove, dopo lunghe e dottissime dispute, percioché di questi mali non erano oppressi altri che uomini insigni e odiati da prenci pi grandi, fu dubitato se le presenti infirmitá potevano cagionarsi da veleni artificiosissimi e potentissimi. E non solo dagl’intorni, che chiaramente si vedevano ne’ mali, e dal vedersi che alcuni prencipi moderni pongono sommo studio in provedersi di eccellentissimi stillatori, a* quali fanno lambiccar altro che acqua rosa, tutto a fine di atterrar quei soggetti pericolosi e odiosi con le machinazioni occulte de’ veleni, che non possono atterrare e levarsi dinanzi agli occhi con la violenza dei pugnali tanto scandalosa, Sua Maestá, essendo ancor ella concorsa nel parere della congregazione, ieri mattina fece nei pubblici rostri pubblicare rigorosissimo editto, nel quale si proibiva a’ prencipi che sotto qualsivoglia colore non dovessero in modo alcuno tenere in casa o fuori stillatori o lambicchi, ma che lasciassero simile esercizio in mano alli empirici e speziali, essendo cosa bruttissima il coniar la notte le monete false, e ricoprir poi cosi scelerato delitto col stampare il giorno a botteghe aperte le medaglie delle corone.