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RAGGUAGLIO LXXIX

[Gli ambasciatori francesi si lamentano appresso Apollo, che la loro nazione non sappia conservar lungo tempo i territori conquistati, come ben fanno gli Spagnuoli, e Apollo ampiamente ne spiega le cagioni.]

Gli ambasciatori, che la bellicosa e potente nazion francese ultimamente ha mandato ad Apollo, nella udienza che ebbero ieri dissero a Sua Maestá che i Francesi, che di virtú d’animo e di doni del corpo non invidiano qualsivoglia altra nazion dell’universo, non poteano soffrire di esser avanzati dagli Spagnuoli, perpetui emuli loro nell’eccellente virtú di saper lungo tempo mantenere gli Stati nuovamente acquistati; e che, se bene per molti secoli aveano fino sudato sangue per imparar l’arte di superar tanta loro imperfezione, mai però aveano potuto ottener il fine dell’intento loro; e che per tal conto i generosi acquisti che avevano fatti in Asia del Santo Sepolcro, nell’Europa del famoso imperio greco, dei nobilissimi regni di Sicilia, di Napoli e del ducato di Milano, della vergogna di esserne stati in brieve tempo cacciati affatto si erano oscurati. Onde, per non esser piú lungo tempo la derisione del volgo, l’armigera e numerosa nazion francese era ricorsa a Sua Maestá, la quale umilmente supplicava a compiacersi di mostrarle quella eccellente virtú di ben saper conservare i nuovi acquisti, nella quale conosceano che tanto valevano i Spagnuoli, che in simil arte meritavano di esser chiamati dottori delle genti.

Con volto giocondissimo a quei ambasciatori cosi rispose Apollo: — Dilettissimi miei, due sono le vere cagioni perché la vostra nazione non è cosi eccellente nella virtú di saper longo tempo mantener gli Stati acquistati, come supera tutte le altre nel valor di saper soggiogarle, e amendue sono difetti che da voi Francesi con qualsivoglia studio non possono esser