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alteratissimo e con voce tanto spaventevole, che trafisse l’animo d’ognuno, disse che egli era uno sfacciato, un temerario, un uomo insaziabile e che tosto si togliesse dalla sua presenza, perché non avea occhi che potessero soffrir la vista di colui il quale, non quietandosi mai, domandava vendetta di quell’ingiuria ricevuta, la quale piú era stata vendicata, che la morte di Cesare e di quella di sessanta altri imperatori romani ammazzati con somma ingiustizia; e che in estremo rimaneva scandalizzato, che Lamorale chiedesse vendetta di quella sua morte, della quale per pochi mesi si dolsero i suoi figliuoli e che finora tanto dirottamente piangeano quei che la comandarono.