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CENTURIA TERZA - RAGGUAGLIO IV 17

imparato di allora raddoppiar la stanga all’uscio, che con gli Spagnuoli hanno conclusa la pace. È trascuratissima delle proprie ricchezze, ma cosi avida delle altrui, che non cura di disertar gli Stati suoi patrimoniali per fare acquisto di quei d’altri. È di pensieri cosi cupi, di animo tanto recondito, che non si truova artificio d’uomo che basti per conoscere i fini di lei, anzi Linceo istesso con lo sguardo suo acutissimo non può penetrarle nemmeno la pelle, ove ai Francesi e all’altre nazioni gli uomini anco di corta vista veggono fin dentro le budelle; ma chi vuol fare vero giudizio del genio e de’ costumi di tanta signora fa bisogno che creda che in tutti i maneggi ch’ella ha per le mani e in tutti li negozi che altri tratta con esso lei ella sia di dentro tutto il contrario di quello che appar di fuori. E con tutto che tra le virtú che si son dette ella abbia vizi tanto segnalati, per la grandezza nondimeno della sua fortuna ogni cosa viene interpretata e ammirata in lei come virtú, onde è che molti saggi prencipi stimano lor onore imitarla anco nei vizi. Di complessione è robustissima, onde tutti la stimano di lunga vita; solo patisce dell’indisposizione d’aver le membra molto distratte, cosa che in infinito debilita le forze di cosi gran corpo; sebbene, con l’aiuto della Libertá di Genova e della parentela che ha con il duca di Savoia, usa sommi artifizi per riunirle, nondimeno, per la diversitá degli interessi di questi potentati, ella poco se ne prevale. Ma tanta principessa da niun’altra cosa riceve danno maggiore, che da’ suoi principali ministri spagnuoli, dei quali soli si serve ne’ carichi grandi, esercitati da essi con superbia e alterigia tanto odiosa, che vogliono esser non onorati come uomini, ma adorati come dèi : impertinenza che ha mosso il tedio e la nausea del dominio spagnuolo non solo negl’italiani e nei Fiamenghi, ma negli stessi Spagnuoli. E gran meraviglia a tutti quei che rimirano cosi potente reina arreca il vedere che tutta la vita di lei sia piena di sanguisughe, per la maggior parte genovesi, e ve ne sono di quelle cosi grosse che somigliano le anguille del lago di Marta e i miglioramenti delle valli di Comacchio; non si sa s’ella non se ne liberi o

T. Boccalini, Ragguagli di Parnaso - m.

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