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esempio si scordò affatto della sua patria di Ponto, ché, allettato dalle grandezze e ricchezze grandissime che ebbe dalla liberalitá de’ re napolitani e ammaliato dalle delizie dell’amenissima Partenope, dopo avervi comprati molti beni di fortuna, con fermissimo proposito la si fece sua patria. Di modo che nemmeno ne’ tempi infelicissimi, che seguirono alla perdita che quei re fecero del regno loro, volle abbandonarla; anzi, con essersi compiaciuto di morirvi, ai stranieri volle lasciar quelle ossa sue, che tanto care sarebbono a noi. Ingratitudine per certo inaudita e la quale cosi intimamente ha punto il cuore degli uomini tutti di Ponto, che noi hanno mandato a Vostra Maestá a fine che avanti questo giustissimo tribunale, come facciamo, con triplicate istanze dimandiamo giustizia dell’indennitá della sua riputazione.— Intrepidamente si presentò allora il Pontano avanti Apollo, il quale in sua difesa disse cosi: — E Vostra Maestá e questi circonspettisimi giudici con questa onorata corona di letterati, che cinge il giusto tribunale che deve giudicarmi, per cosa molto certa mi concederanno che la miseria maggiore che dal ventre della madre portino gli uomini è il nascere in una patria picciola; e stimandosi oggi al mondo che quegli invero si possa dar vanto di onoratamente aver fornito il corso della sua vita, che con l’industria della propria virtú ha saputo superar la condizione de’ suoi antenati e cosi aggrandire la riputazione e accrescer splendore alla sua famiglia, per qual cagione non dobbiamo noi abbandonar quella patria che, non potendo darci né lettere, né costumi, né facoltá, tali siamo forzati morir in essa quali prima vi nascemmo, vili, poveri e ignoranti ? Ché se io cosi amata avessi la patria di Ponto, come hanno fatto quei che ora mi accusano, non sarei tal diventato qual [a] Vostra Maestá e ad ogni letterato di Parnaso è noto; e si come, serenissimo prencipe, quelli che essendo nati col genio inclinato al traffico della mercatura il fine delle voglie loro felicemente conseguiscono, se nelle piazze grandi di Venezia, di Lisbona, di Seviglia, di Amsterdam e in altri luochi mercatantili si trasferiscono, cosi gli uomini di spirito grande,