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RAGGUAGLIO LXVIII

Apollo, dopo la pubblicazione di uno editto spettante al tribunale della gratitudine, spedisce le cause di alcuni che si querelano di persone beneficate da essi.

Lunedi, primo giorno del mese, conforme l’antico costume di questa corte, fu tenuto il tribunale della gratitudine; e, prima che si desse principio alla spedizione della causa, volle Apollo che si pubblicasse un editto in questa importante materia da osservarsi sotto pene gravissime. Il contenuto di esso era che — in quel venerando tribunale piú volte essendo accaduto lo scandalo bruttissimo, che da persone o maligne o grandemente ignoranti erano stati accusati per ingrati alcuni uomini da bene, i quali poi nel calculo de’ conti de’ benefici fatti e dei ricevuti si trovavano creditori di grosse somme e gli accusatori debbitori —Apollo, che perpetuamente invigilava alla quiete de’suoi letterati, per rimediare a cosi pericoloso disordine, con quel suo pubblico bando ad ogni sorte e qualitá di persona comandava che dalla colonia de’ computisti fiorentini e genovesi, che egli il giorno seguente averebbe introdotto in Parnaso, qualsivoglia letterato ne dovesse pigliar uno a’ suoi servigi, carico del quale fosse notare in libri autentichi e tenuti alla mercantile le partite chiare de’ benefici che si facevano e di quei che si ricevevano: tutto a fine che il proprio interesse, imperiosissimo tiranno della maggior parte degli uomini, non ingannasse per l’avvenire alcuni, che nei libri de’ loro conti scarsamente scrivendo il debito degli oblighi che altrui dovevano, per ogni picciolo piacere che facevano all’amico non si vergognavano di darli debito di milioni.

Pubblicato che fu il bando, si presentò avanti Apollo una donna di grave etá e di nobile aspetto, ma, per quello che di fuori appariva, dalla povertá in estremo afflitta; la quale, postasi ginocchioni, con voce flebile che infinita pietá mosse

T. Boccalini, Ragguagli di Parnaso - ni.

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