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RAGGUAGLIO LXV

[La soave ribeca d’Italia con tutte le corde sue vien rimessa nel tempio

d’Apollo.]

È noto ad ognuno che abbia praticato in Parnaso, che la nobilissima e armoniosa ribeca d’Italia, di nove soavissime corde, la quale solea giá nel tempio di Apollo per cagion di sommo onore star sempre appesa a lato della divinissima lira di Sua Maestá, sono giá molti anni che ne fu levata, non giá perché la stimasse Apollo indegna di quel luogo tanto insigne, ma percioché, essendole stata rotta la corda savoiarda, una delle piú principali, senz’essa facea cosi brutta vista e suono tanto sconcertato, che, per non affligger gli uomini innamorati della grata armonia di lei, comandò Sua Maestá che fosse levata dal tempio, giudicando che minor cordoglio avrebbe arrecato alle genti il non vederla in quel luogo, ch’ella si stesse cosi lacerata e ridotta in termine cosi brutto. Potente mano fu stimato che fosse quella di colui che ebbe cuore di strappar corda tanto importante e che ardi di sconcertar un istrumento cosi grato ad Apollo, e fu anco giudicato che con misteriosissimi artifizi e con disegni molto cupi fosse stata commessa tanto ardita novitá, della quale, per non por il mondo tutto in combustione, Sua Maestá non ha giammai voluto vendicarsi, ma, come è proprio del suo eccellentissimo consiglio, ha lasciato che il tempo stesso maturi cosi importante negozio, come appunto è accaduto. Onde, senza contraddizion di alcuno, la tanto necessaria corda savoiarda fu riposta al suo luogo, e Argo, al quale da Sua Maestá cosi nobil ribeca era stata data in guardia, non solo con la solita prerogativa della pregiatissima corona d’alloro la ripose a lato della lira d’Apollo, ma la serenissima Reina d’Italia, cosi pregata da tutti i prencipi italiani, dai Francesi, dagl’inglesi, dai Germani e da quelle nazioni oltramontane e oltramarine, che in questi