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duca aljla finestra e gli sgridò, chiamandoli canaglia, minacciandoli che gli avrebbe fatti levar da quel luogo a furia di sassate; poiché corse subito dai pretori, con i quali gravemente si dolse che ad un suo pari, che con la spada e con la cappa, forastiero lorenese, avesse avuto ardire d’affrontar un regno di Francia, e che gli fosse venuto fatto di porlo in tanta confusione, e ch’avesse potuto acquistar tanto seguito, si dovea fargli encomio e non le scampanate; che il pretesto della religione era stato pigliato da lui per ingannar la vii plebe e per cavar denari dalle mani de’ prencipi d’Italia; che egli non era cosi poco pratico delle cose del mondo, che non sapesse e antivedesse la riuscita santissima ch’era per fare questo presente re e che, [con] il voler proteggere con Tarmi la religion cattolica, egli e i Spagnuoli avevano soffiato nel fuoco dell’eresia di Francia; ma che, s’egli arrivava in quel regno, era il piú glorioso uomo che fosse mai nato di corpo di donna e che avesse esposto la vita a’ pericoli grandi per acquistarsi i Stati immensi, poiché non solo si sarebbe vendicato dell’ingiurie ch’aveva fatto Ugo Capeto alla sua casa, ma avrebbe trattato di modo gli Spagnuoli, ch’aveva scoperto che si servivan di lui per instrumento delle loro passioni, ch’avrebbe imparato a quella fraudolenta nazione quel che importava voler ingannar e menar per il naso un suo pari ; peroché, se gli volevano far la scampanata perché si fosse ingannato della riuscita che ha fatto il presente re, egli non la meritava; se poi gli la volevano fare per mortificazione dell’error grande che egli aveva commesso, quando si diede a credere che un re di Francia, tale qual era Enrico terzo, vero maestro delle simulazioni, avesse potuto vivere con il fregio ch’io li feci in faccia il giorno delle barricate, che gli facessero sessanta scampanate, ché sapeva che ne meritava sette volte altrettante.

Ammirórno quei pretori l’animo grande del duca di Ghisa, piú tosto che lo stimassero degno di quel disonore, onde lo licenziòrno e comandòrno che fosse fatta la scampanata al duca di Mercurio, il quale, da un gentiluomo del duca di