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RAGGUAGLIO XLII

[Galgaco, capitano inglese, mentre ripete in Parnaso il famoso suo discorso riferito da Tacito, da due fantaccini spagnuoli è assalito e ferito; e avendo poi questi spiegato il motivo di tanto risentimento, Apollo comanda che siano lasciati liberi.]

Non credo che si trovi uomo alcuno in Parnaso, che meriti nome di letterato, che non abbia piena cognizione di Galgaco, famoso capitano inglese, il quale, allora che per difesa della libertá della sua patria chiamò i popoli inglesi alle armi contro i Romani, fece loro quel saporitissimo ed elegantissimo ragionamento, il quale di parola in parola da Cornelio, che fu fortunato di averne dai medesimi Inglesi che l’udirono una copia autentica, fu registrato in quella Vita di Agricola, suo suocero, la quale, percioché fu impastata solo di fior di farina, è il saporito pan buffetto con il quale si pascono i moderni virtuosi; il qual ragionamento, che è pieno di tutte le piú preziose gioie che abbia il ricco tesoro dell’eloquenza romana, di modo piacque alla Maestá di Apollo, che fece dono a Cornelio del nobilissimo cognome di Tacito, a fine che non solo gli altri piú dozzinali istorici greci e latini, ma gl’istessi supremi prencipi dell’istoria romana, Tivio Livio e Sallustio, tacessero dove Tacito parlava. Galgaco dunque per cosi eccellente ragionamento meritò da Sua Maestá di esser ammesso in Parnaso tra quei capitani grandi, che nella facondia del dire non solo aveano superata Pordinaria eloquenza militare, ma che aveano fino passata quella dei piú famosi oratori; ed era Galgaco in Parnaso le delizie di tutti i virtuosi, percioché non si facea cena privata, non banchetto pubblico, dove egli non fosse chiamato per pascer i convivali con il cibo saporitissimo di quella sua orazione. E occorse un giorno che, passando Galgaco sotto il portico della serenissima Urania, fu da alcuni virtuosi chiamato e strettamente