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dannò prima nella pena della perpetua vergogna, poi disse che non senza grandissima cagione aveano le serenissime muse inventato il nobilissimo modo di rispondere altrui per le rime, con il quale i virtuosi dovessero defendersi dai dardi dei pungenti versi, che erano lanciati loro contro dai poeti satirici; la qual arme di risponder per rime sapea ogni poeta esser tanto mortale, che quei che aveano saputa la scherma di ben maneggiarla, aveano con essa svergognati i loro nemici, e che l’Ariosto, il Berna, il Franco e altri poeti famosi, non con altra arme aveano fatti macelli grandi dei loro malevoli. Onde era, che nelle croniche di Parnaso si trovava scritto, che quel paladin poeta di Pietro Aretino, con un sol colpo di un tagliente sonetto con la coda tirato di man riverso, vituperò venti gran personaggi poeti, che aveano avuto ardire di toccarlo nell’onore; poi disse Sua Maestá che il Murtola in tanto non dovea vendicarsi contro il Marino con termine cosi sedizioso e piú degno di un assassino, che conveniente ad un poeta che vive con la riputazione delle buone lettere, che anzi gli dovea esser cara la bellissima occasione che il Marino gli aveva data, di farsi altrettanto onore con risponder con la medesima arme dei versi, quanta vergogna gli avea apportato quel suo fatai archibugio, con il quale, credendosi uccider il Marini, avea ammazzata la propria riputazione: ove, se avesse contro l’inimico suo sfoderati dalla guaina del suo ingegno i taglienti versi, avrebbe con essi potuto far conoscere al mondo un ignorante, che avea pubblicato lui per poeta inetto: ove, avendo egli con quella sporca risoluzione abbandonate le armi delle buone lettere, avea fatto chiaramente conoscere a tutti i letterati, ch’egli con esse non era uguale al Marini e che gli cedea quel campo virtuoso dove i letterati poeti, con le armi in mano dei versi taglienti ostinatamente combattendo fino alla perdita della riputazione, decidono le differenze loro; e oltre di questo grandemente si dolse Sua Maestá, che il Murtola con eccesso tanto grande avesse privati i letterati del giocondissimo spettacolo di veder due poeti gladiatori in campo aperto, con il pugnale del corto terzino nella sinistra