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RAGGUAGLIO XXXVI

[Per ordine dei prencipi un virtuoso è arso vivo per aver consigliato di scemar ai popoli le gabelle.]

Due mattine sono un filosofo, tenuto da tutti i letterati di Parnaso uomo onoratissimo, di santissimi costumi e di vita tanto esemplare, che in questa corte era in concetto di esser un specchio di bontá, all’improvviso fu di ordine dei prencipi catturato e, con una inaudita crudeltá, fu di commissione dei medesimi subito abbrugiato vivo; per la qual tanto repentina e crudel esecuzione essendo tutti i letterati di Parnaso infinitamente rimasti attoniti, si è risaputo che il misero è stato cosi precipitosamente condennato per aver persuaso ad essi prencipi, che dovessero sgravar da certe esorbitanti gabelle i popoli loro; il qual consiglio i prencipi reputano delitto tanto capitale, che l’uguagliano all’eccesso grandissimo della maestá lesa, poiché non possono udir gli orecchi loro bestemmia piú crudele e sediziosa, che il consiglio di scemar quelle angherie, le quali devono esser mai sempre da essi augumentate e accresciute, percioché dicono che, si come quei che invigilano per ingrandir i loro dazi meritano da essi esser chiamati amici diletti, cosi quei che cercano scemarli meritamente devono esser riputati ribelli e puniti come inimici capitali.