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RAGGUAGLIO XXXII

[La Monarchia di Spagna mostra di concedere mal volentieri che i suoi Grandi scemino i loro patrimoni e ad Antonio Perenotto, che di ciò fa meraviglia, svela l’artifizio usato.]

I Grandi tutti di Spagna due giorni sono si presentarono avanti la serenissima Monarchia spagnuola, alla quale il duca di Ossuna a nome di tutti disse che, per lo passato essendo eglino vissuti sempre con quella splendidezza che si conveniva alla antica nobiltá del sangue loro e alla grandezza degli animi della loro gloriosa nazione, in tutte le occasioni che si erano presentate aveano servito ai loro re con quella liberalitá e profusione delle loro ricchezze che era nota a Sua Maestá, ma che per le grandi spese fatte grandemente essendosi scemate le rendite loro e affatto avendo perduto il credito appresso i mercanti, cominciavano a pruovar quel crudel tormento, che tanto flagella gli uomini magnanimi, di misurar la grandezza dell’animo e l’operar azioni gloriose con la vergognosa scarsezza del denaro; che, per onor privato della nobiltá spagnuola e per la pubblica utilitá di molti regni di Sua Maestá, bramavano che le ricchezze loro pel reai servigio di lei corrispondessero alla grandezza e alla prontezza dei loro cuori ; e percioché toccavano con mano che i molti e stretti fidecommessi, che essi aveano sopra le loro facultadi, impedivano che da’ mercanti, nelle occasioni che si presentavano, non poteano aver denari, supplicavano Sua Maestá che rimanesse servita rimediare a tanto disordine, derogando ad essi fidecommessi, overo dando loro licenza di poter per certa limitata somma obligare i beni loro a quei da’ quali pigliavano denaro a frutto. A questi Grandi rispose la Monarchia spagnuola, che molto ben sapeano che essi soli erano le forti colonne che sosteneano l’immensa macchina della grandezza spagnuola e che nei suoi regni non altri erano gli amati, i