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de’ duchi Sforzi di Milano, udito ch’ebbe che i ciechi nelle pubbliche scuole dovevano insegnar a camminare a que’ che ci veggon lume, proruppe in un apertissimo riso; al quale Apollo, senza punto alterarsi, cosi disse: — Io, o Morone, compatisco questa tua maraviglia, la quale dalla faccia tanto attonita di questi miei dilettissimi letterati veggio esser comune a molti. Ma sappi che le strade del presente secolo cosi essendo petrose e piene di mali passi, come pruova ognuno, i ciechi, che camminano adagio, appoggiati alla guida, col bastone in manovelle alzano i piedi e vanno a tentone, mirabilissimi sono per insegnare a sicuramente camminare a quegl’ingegni frettolosi, a quegli spiriti vivaci, inconsiderati e violenti, che, impazienti essendo di ogni circonspezione, in sommo orrore hanno la considerata e matura tardanza; e di questa veritá, ch’io ti dico, mi piace che tu, non solo a te stesso, ma ad ognuno sia chiaro esempio. — Poi voltatosi Apollo al Cieco, gli comandò che per mano pigliasse il Morone, e che con esso lui camminasse dugento passi : come subito fu fatto; e accade che, mentre il Cieco e il Morone cosi camminavano, il Cieco col bastone, col quale andava a tentone, benissimo si avvide di esser giunto ad un mal passo, e però ritenne il Morone, che, affrettandosi a camminare, inavvertentemente voleva passarlo; e gli disse: — Fermati qui, Morone, ché siamo giunti ad un rompicollo; alza il piede, e bene assicuriamoci del vado di questo trabocco, e, come fo io, col tuo bastone minutamente tasta tutti i luoghi e con diligenza misura la larghezza, la lunghezza e la profonditá di questa buca, se non vogliamo precipitarvi dentro: apri l’occhio del giudicio, che è il vero lanternone, che, ne’ tempi piú bui, ne’ passi pericolosi altrui serve per chiaro sole.— Esattamente fece il Morone quanto dal Cieco gli fu comandato; e, sebbene con molta pena e con lunghezza grande di tempo, felicemente alla fine superò ogni intoppo, e varcò il passo pericoloso. Comandò allora Apollo al Morone che si rivolgesse indietro, e che maturamente considerasse la voragine che con la guida di un cieco felicefnente aveva passata; il che avendo egli fatto, pieno di confusione e di spavento, corse ad inginoc