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piú tiranni ; e che, i serenissimi duci della Libertá veneziana, come quelli che godono la piú perfetta aristocrazia che giammai abbia avuta il mondo, avendoli data mentita, le monarchie tutte e le republiche, le quali quella differenza avevano fatta comune, come Sua Maestá aveva udito, erano venuti alle mani. Tanto maggior disgusto ad Apollo diedero queste cose, quanto per un suo editto, pubblicato molto tempo prima, sotto gravi pene aveva comandato che di quistione tanto antica e appo i letterati di giá divenuta rancia, ad alcuno piú non fosse lecito disputare; ma che ognuno fosse obbligato contentarsi dello stato nel quale si trovava. Appresso poi al duca Filippo, solo autore di quel disturbo, si rivoltò Apollo: al quale disse che, poco consideratamente avendo sparlato delle aristocrazie, doveva sapere che gli Stati di buon governo dai tirannici si conoscevano dalla quieta e lunga vita loro; perché le tirannidi, mai sempre essendo piene di congiure di nobili e di ribellioni di plebei, tosto mancavano. E che dalla lunghezza del tempo nel quale la floridissima republica veneziana era vivuta, e dalla perpetua pace ch’ella gode in casa, altri chiaramente scorgeva la molta soddisfazione che sotto il felicissimo governo di lei godeva il popolo veneziano; e che per meglio far lui e tutti gli altri monarchi, che ivi si trovavano in sua compagnia, capaci di quella apertissima veritá ch’egli diceva loro, voleva ricordarli un caso ultimamente succeduto in Vinegia, il quale altrui mirabilmente faceva conoscere quale e quanta fosse la modesta libertá nella quale ognuno viveva in quella ben ordinata republica. Perché Vettore Calergi, nobil veneziano, nella sua morte solo avendo lasciata una figliuola con la ricca dote di mezzo milion d’oro, le nozze nondimeno di cosi facoltosa giovane dalla nobiltá veneziana con termini di cosi ci vii modestia furono ambite, che la madre di lei con somma quietezza potette maritarla a chi meglio le parve: la quale con onorata e prudente risoluzione per marito di sua figliuola elesse Vincenzo Grimani, nobile veneziano, piú prossimo al sangue della sua figliuola. — Ora io domando a voi, Filippo, che ingenuamente mi diciate quello che di questa giovane sarebbe avvenuto, se caso tale fosse accaduto nello Stato di uno di voi altri monarchi.