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future cosi diligentemente dall’immortale Iddio erano state occultate agli uomini, che affatto sciocco era colui che dal volo degli uccelli e da altre cose simili operate a caso, pretendeva di saperle predir altrui ; e che se dell’arte loro augurale volevano servirsi con l’ordinario loro interessato fine di maggiormente ubbidiente e pronta all’esecuzione di quelle cose, che essi desideravano, render la plebe ignorante, mostrandole che a’ comandamenti degli uomini concorreva il voler di Dio, sapessero che Parnaso non era stanza di quegli sciocchi, che co’ santi pretesti delle cose sacre dagli uomini maliziosi e soverchiamente interessati potessero esser aggirati. Dette ch’ebbe Apollo queste cose, nel molto silenzio che segui poi, quello sparaviere cosi ragionò: — Che la virtú, solo stimata proprio bene dell’uomo, non solo sia conosciuta, ma che sommamente piaccia, e che però con aviditá grande sia abbracciata dagli animali ancora, chiaro testimonio ne rende la docilitá, che si vede negli uccelli, nell’apprendere il vario canto che odono negli altri, e fino nell’imparare il parlare umano, i salti, i balli degli animali quadrupedi, e le altre cose che veggono o che sono insegnate loro, le quali con non minor leggiadria imitano, che imparino con facilitá. Questa veritá, gloriosissimo prencipe de’ pianeti, nell’animo di tutti quei che mi odono sufficientissima è per levar la maraviglia che vi sará nata, ch’io, uccello selvaggio, nato e vivuto nelle rapine e però stimato di cuor crudele, di animo affatto fiero, abbia genio da saper desiderar la tanto felice e beata stanza di Parnaso. L’ornar l’animo suo della preziosa gioia della virtú, il desiderio di sapere, l’amore intensissimo che altri porta alla virtuosa conversazione, non solo negli uomini, dal grande Iddio fabbricati con un intelletto abile a saper tutte le cose, ma in ogni sorte e qualitá di animali è fomite di natura. E perché benissimo mi è noto che solo quelli sono ammessi in Parnaso, che con la voce e con le opere loro altrui hanno insegnato o possono insegnare precetti santi, dottrina buona e cose virtuose, io per certo con molta ragione posso pretendere, non dico di esser giudicato non indegno, ma sommamente meritevole di abitare in questi fortunatissimi luoghi. Questi gloriosi letterati so