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saranno prima perseguitati col fuoco e poi annichilati con le fiamme. — Per questa non aspettata risposta di Apollo esangue rimase lo Sfoi’za; il quale, pieno di molta afflizione, ripigliò gli scritti suoi consecrati giá all’immortalitá, e, avendoseli posti sotto il braccio sinistro, di seno si cavò le tre bellissime commedie, composte da lui, de’ Morti e vivi , dell ’Erofilornachia e della Prigione di Amore ; le quali col braccio alzato mostrando a Sua Maestá, cosi disse: — Serenissimo prencipe del zodiaco, io anzi amo di conseguir la sicura immortalitá tra i poeti comici italiani, che quella de’ dottori di legge, esposta al manifesto pericolo del fuoco eh’Ella ha detto. Questa gloriosa stanza di Parnaso cosi è grata agli occhi miei, che cosa alcuna intatta non voglio lasciare per non partirmene mai. Però umilissimamente supplico Vostra Maestá a non stimarmene indegno. — Allora al virtuosissimo Alessandro Piccolomini, detto lo Stordito Intronato, prencipe de’ poeti comici italiani, comandò Apollo che al collegio letterato facesse sapere il suo giudicio sopra quelle commedie; il quale il Piccolomini avendo dato pieno di esaggerate lodi del bellissimo ingegno dello Sforza, con applauso grandissimo di tutti i letterati di Parnaso di nuovo li fu decretata l’immortalitá: e seguite che furono le solennitadi tutte che si son dette di sopra, lo Sforza consolatissimo si parti dall’udienza reale.

Dopo il quale Giovanni Despauterio, pubblico maestro di scuola fiammingo, ad Apollo presentò la sua Grammatica , e a Sua Maestá istantemente chiedette di essere ammesso in Parnaso. Allo Despauterio rispose Apollo che, per le ammuffate e però grandemente odiose dispute e quistioni che i pedanti ogni giorno attaccavano in Parnaso, della razza di cosi succida gente infinitamente trovandosi stomacato, era risolutissimo di piú tosto volere scemar il numero loro, divenuto giá soverchiamente •grande, che giammai aggiungervene pur un solo; che però a suo bell’agio poteva andarsene. Ancor che al Despauterio tanto chiara esclusione avesse data Apollo, egli nondimeno intanto punto non si perdette di animo, che con una veramente pedantesca petulanza:—Sire — rispose, —se la Vostra Maestá alla