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premi del merito de’ suoi virtuosi, non è maraviglia se essi cosi ingordi e avari si mostrano neH’affettar la preziosa moneta della fama eterna, che somma consolazione stimano consumar se stessi nel continovamente maneggiar la penna e ammazzarsi ne’ perpetui studi, credendo che usura molto utile e onorata sia rimetter alcuni pochi anni della presente vita per far poi acquisto di quella eternitá, che per tutti i secoli venturi gloriosi li fa vivere nella memoria degli uomini. Il primo dunque, che dall’urna che si è detta ebbe ventura di cavalla palla di oro, fu Francesco Berni, capo di que’ poeti italiani che in terza rima con molto sale hanno scritte cose piacevoli; il secondo fu Francesco Petrarca, prencipe de’poeti lirici italiani ; il terzo, Cornelio Tacito, antesignano degli istorici politici.

Francesco Berni, dunque, essendo salito in un molto rilevato pulpito che per simil negocio vien sempre accommodato in quei luogo, con alta e intelligibil voce disse che il primo soggetto, che ne’ tempi presenti avesse la burlesca sua terza rima, era Girolamo Magagnati, fioritissimo ingegno veneziano: le saporitissime Rime del quale pubblicamente avendo egli lette, non solo a’ letterati tutti di Parnaso, ma alle serenissime muse e allo stesso Apollo furono di somma ammirazione; e non pochi furono i letterati che d’imprudenza tassarono il Berni, perché, ad Apollo avendo proposto un soggetto di tanta eminenza, non si era avveduto che molto pericolo correva di essersi allevato la serpe in seno. Ma e Apollo e le stesse serenissime muse con la maggior parte de’ virtuosi poeti fino alle stelle celebrarono la molta ingenuitá del Berni, che, al solito di leale e buon Fiorentino, al pericolo che correva la sua riputazione avesse saputo preporre i meriti altrui. Dopo questo, essendosi venuto all’atto della ballottazione, i voti tutti de’ letterati furono trovati favorevoli ; onde il gran cancelliere delfico dalla pubblica ringhiera intonò: — A Girolamo Magagnati fama eterna, gloria senza fine!—Alle quali parole il venerando collegio virtuoso con applauso universale rispose: — Placet .—Consecrati che all’immortalitá furono gli scritti di cosi fortunato poeta, in un bacii di