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Che Roma dovesse confessare che in Napoli erano piú genti, e che Napoli fermamente dovesse credere che Roma era abitata da maggior quantitá di uomini. Che gl’ingegni e i vini napolitani avevano bisogno di esser navigati in Roma per acquistar perfezione in quella corte e per esser piú grati al gusto de’ galanti uomini ; ove il solo Romano perfettissimo era nella sua casa, come quello che, senza pur mai uscir dalla cittá, poteva dir di aver peragrato l’universo. Che Napoli teneva il primato tra tutte le cittá del mondo nell’arte di domare i poliedri, e Roma nella pratica di scozzonar gli uomini. Che in Napoli si trovavano piú cavalieri ; in Roma, piú commende. Che tra i Romani solo quei meritavano il titolo di cavaliere, che portavano il segno alla cappa; ove indifferentemente i signori tutti di seggio di Napoli, senza che altro segno avessero alla cappa, meritamente erano chiamati cavalieri, assai rendendoli degni di cosi onorata prerogativa la croce che portano a carni nude.

l. Boccalini, Ragguagli di Parnaso - li.

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