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cerchiamo difendere, da Sua Maestá fummo onorati; i quali, secondo l’uso comune de’ prencipi, ne concedette ancora per esser noi popoli nuovamente di nostra volontá sottoposti al dominio di Parnaso. Ora con la lunghezza del tempo siamo divenuti sudditi naturali, e, quello che piú di qualsivoglia altra cosa deteriora lacondizion nostra, avendo i letterati dilatato lo Stato loro, non piú siamo popoli confinanti, ma mediterranei : tutte cose che chiaramente ne fanno conoscere, che da’ prencipi inviolabilmente altrui sono mantenuti i privilegi, fino che dura il rispetto che gl’indusse a concederli. Le cose, dilettissimi miei, che vi ho dette, apertamente vi fanno conoscere, che queste armi, che avete impugnate, della ribellione faranno l’ordinario effetto loro di aggravar i mali di quei che con molto ardire e poca prudenza le pigliano; ma, prima che piú oltre procediamo in questi nostri rumori, strettamente priego ognuno a non tanto aver innanzi gli occhi la giustissima cagione che abbiamo di risentirci dell’aperta ingiustizia che ne vien fatta, quanto il fine sfortunatissimo che averá questa nostra sollevazione: ché non con altro piú maturo conseglio meglio altri fugge il commetter eccessi, che lungamente meditar i mali che possono partorire; e sopra tutte le cose strettamente vi scongiuro a ricordarvi sempre che non tanto è « decora victoribus libertas, quanto intolerantior servitus iterum viciis » d). — Le parole di questo senatore tanto potettero appresso quel popolo arrabbiato, che dopo brieve consulto nel giorno medesimo dal senato e popolo focese a questa corte furono inviati quattro pubblici ambasciadori ; i quali, questa mattina essendosi presentati avanti Apollo, gli hanno detto che il popolo focese, divotissimo di Sua Maestá, essendo finalmente venuto in cognizione che non altra piú sciocca e infelice temeritá si trovava al mondo di quella di un servidore che nel suo servigio ardisce di capitular col suo signore, si era alla fine chiarito che i privilegi, le esenzioni e le immunitadi, che per benignitá de’prencipi godevano i popoli, altro non erano che pietre di scandali e brutti seminari di zizzanie tra’ prencipi e i vassalli; che però

(i) Tacito, libro ni degli Annali [cap. 45].