Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/49

consegli precipitosi e temerari che i maturi e quieti ; percioché appresso un popolo sollevato quelli sempre piú è tenuto saggio, che piú è temerario, e quegli piú è chiamato zelante della libertá della patria, che cose conseglia piú precipitose. Qua, carissimi cittadini, ne va la somma della nostra salute, il bene de’ nostri figliuoli, la felicitá tutta di questa nostra patria, che tanto ne dee esser a cuore: tutte cose di sommo rilievo e che ne consegliano a proceder con molta circonspezione in negozio dove non vale il pentirsi, dove la pena del peccato non si perdona mai, dove l’infamia dell’eccesso dura sempre e dove allora piú cresce il pericolo del castigo, che con mille solennissimi giuramenti del prencipe si è ottenuto il perdono; perché non infamia di mancanza di fede stimano i prencipi vendicar le perdonate sollevazioni de’ vassalli loro, ma sommo onore, obbligo strettissimo che devono alla riputazion loro. Noi chiaramente conosciamo che Apollo vuol ispogliarne di que’ nostri privilegi, che con l’effusione del nostro sangue, con la perdita delle nostre vite siamo obbligati a difender tutti ; l’ingiuria che ci si fa, è grande, e da noi, che, in altre occasioni che sono occorse, a’ virtuosi tutti di Parnaso abbiamo fatto conoscere che siamo uomini risoluti, in modo alcuno non doverebbe esser sopportata: il torto che ne vuol far Sua Maestá è notorio, e anco forse degno di risentimento; ma, nel vendicarsi delle offese che si ricevono e nel prevenir quelle che si temono, fa bisogno di proceder coti l’avvertenza di non precipitare in deliberazion tale, che a noi danno maggiore arrechi della perdita stessa de’ privilegi che con le armi vogliamo ora difendere; perché molto sciocco e grandemente infelice è quel risentimento, che altrui apporta danno e vergogna maggiore dell’ingiuria che si è cercato vendicare. Precetto verissimo che ne ammonisce a non entrare in cosi pericoloso giuoco senza la sicura speranza di vincere; mercé che le ingiurie, che sono senza perdono, o non mai si devono fare a qualsivoglia, e piú particolarmente alle persone potenti, o con certissima sicurezza che non possano esser vendicate. Dico questo, perché chi fa la funesta risoluzione di vestir contra il suo prencipe le armi della ribellione, dee esser sicuro di aver