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RAGGUAGLIO VII

Per la relazione fatta in Focide dagli ambasciadori poco prima mandati ad Apollo per impetrar l’osservanza de’ loro privilegi, trattando il popolo focese di sollevarsi a ribellione, dal Conseglio reale di Sua Maestá fu disputato del rimedio che si poteva applicare a quel disordine.

Non potrebbe altri agevolmente credere l’alterazion grande che negli animi de’ Focesi cagionò la relazione che fecero gli ambasciadori che per cagion dell’inosservanza de’loro privilegi furono mandati in Parnaso, perché in modo alcuno non potevano sofferire che al danno della perdita de’ privilegi fosse stata aggiunta la vergogna del disprezzo di esser stati trattati da putti. Onde il popol focese, arrabbiando nella collera e furioso divenuto nell’ira, fremeva tra sé, e liberamente diceva che con le armi si difendessero i privilegi della patria, e che con esse, fino allo spargimento di tutto il sangue, ogni possibil sforzo si facesse per ricoverar la perduta libertá; e che, se pur cosa alcuna accadeva loro d’infelice, molto cara almeno altrui facessero costar tutta la servitú che si cercava d’impor loro. La novella di questa sedizione subito fu portata ad Apollo, e piú mattine nel reai Conseglio di Sua Maestá fu disputato il caso; e tuttoché alcuni soggetti molto principali dicessero esser cosa necessaria spedir immediate in Focide una legione di poeti, che in obbedienza mantenesse quel popolo alterato, vinse nondimeno il parer della reina di Spagna Isabella, (la quale per l’altezza del suo mirabil ingegno in quel Conseglio meritamente ha il primo luogo), che disse che il proveder subito a’ mali delle sollevazioni che ne’ popoli si prevedevano, solo negli Stati che dal prencipe ricevevano tutta la servitú sempre era conseglio ottimo, ma che in quei che per virtú de’ molto larghi privilegi loro vivevano tra la servitú e la libertá, piú tosto che con dannosi rimedi prevenirli, piú saggia risoluzione era aspettare i principi de’disordini, co’ quali i prencipi accorti facevano il ricco guadagno del giusto titolo di spogliarli poi di tutti que’ privilegi, che acutissime spine sono negli occhi di quei che regnano.