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ANNOTAZIONI

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Ragguaglio LXXXVII. — È in A al n. 23. Varianti: 2897 «il

libro, che Giovanni Boterò ha scritto»; 2899 «delfica, e consecrato all’ immortalitá » ; 289 12 «i costumi, le passioni»; 289^ «diede l’opera del Boterò ai censori»; 289,3 «prencipi, artifiziosissimi in tutte le cose loro .. libro del Boterò»; 289 33-290 t « bugiarda definizione si era il Boterò... parer ai semplicioni»; 290 i «dispiacque che il Boterò avesse nel corpo dell’opera trattata materia differente al titolo che portava in fronte, percioché stimò che fosse falsitá, che avesse potuto apportar gravissimo danno al mondo, se non si facea chiaramente conoscer ad ognuno qual fosse la vera definizion della Ragion di Stato, la quale non per altra cagione disse che i prencipi cercavano di palliare, eccetto perché la conosceano estremamente scandalosa e scelerata. Onde comandò »; 290 7 « Politica del Boterò»; 290 i2 «legge che, solo avendo riguardo all’utilitá degli Stati »; 290 , 3 «scelerata, ch’ella era atta a generar grandissimi scandali nei loro sudditi, appresso i quali avrebbono perduto tutto il credito, quando i popoli avessero intimamente conosciuto con quali leggi governavano i prencipi gli Stati loro; però instantemente chiedeano ch’ella fosse annullata e dichiarata falsa» ; 29039-291 j «ma che facea bisogno che i prencipi si ricordassero, che in Parnaso si definivano le cose con i termini della veritá, non con gli interessi e le finzioni, come si facea altrove, e che il proibir gli scandali, che fossero potuti nascere per cosi diabolica definizione tra i popoli, non consisteva in palliarla con belle parole, perciocché i mali non si medicavano con occultarli, ma che, avendo la piaga della Ragion di Stato il suo appropriato medicamento, con quello facea bisogno curarla, e che egli in quel negozio tanto aromatico non avea altro travaglio all’animo suo, eccetto che conoscea la definizione esser vera, come anche tale confessarebbono essi principi ancora, quando volessero ricordarsi che nelle loro piú brutte azioni»; 291 14 «che vi ribellaste contro Carlo ed aderiste»; 291 , 7 « Iddio, che ha comandato che la sola morte della moglie dia comoditá al marito di passar alle seconde nozze»; 29139 «Or rispondetemi, qual fu la vera cagione che vi indusse a commetter cosi brutto mancamento?»; 291 32 «forzato a cosi maltrattar quella moglie, alla quale egli portava obligo infinito»; 2929 «danno e vergogna ».

Questo ragguaglio trae spunto da una accademica disputa svoltasi qualche anno prima in Roma, non senza vivo disappunto del Boterò che ne fu l’oggetto. Da una lettera di mons. Anastasio