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solo attendono all’arte di star immersi ne’ giuochi e all’esercizio di perpetuamente inventar nuovi vizi.

Che sopra tutte le cose esquisitissima diligenza usassero acciò i pubblici proventi fossero esatti con modestia e da persone discrete: spesse volte accadendo che a’popoli piú odioso rendeva il dazio la qualitá della persona che lo riscuoteva e il violente modo usato nell’esazione, che la gravezza stessa;

Che ogni industria loro ponessero in pascer la plebe di pane, la nobiltá di gradi onorati; e che, per conseguir fini di tanta felicitá, tra i loro sudditi libero lasciassero il commerzio del vendere e del comperare i frutti e le rendite de’ loro terreni e il guadagno de’ loro traffichi, ma che ogni industria dovessero impiegare nella gloriosa e ricca mercatanzia di empir i magazzeni degli Stati loro di grano e di ogni sorte di biade necessarie al viver degli uomini, comperate ne’ paesi lontani: traffico felicissimo e ricchissimo, il quale allora a’ prencipi dava il guadagno di cento per uno, che, per la grassa abbondanza ch’avevano cagionata, vi avevano perduto tutto il capitale;

Che poi, per lautamente pascer la nobiltá, sempre famelica del cibo della gloria, del pane dell’onore, non ad altri che a soggetti nobili degli Stati loro conferissero i magistrati e le altre degnitadi piú principali; e che come dal fuoco si guardassero di dar loro quella mortai ferita, la quale ne’ maggior regni di Europa aveva cagionate lagrimevoli sovversioni, di ammettervi forastieri per ingrassarli e ingrandirli, e di esaltar, piú per capriccio di amor particolare, che cosi comportino le gelosie di Stato, a gradi sublimi i vili soggetti della plebe ignorante. E che nel particolare di tanto rilievo imitassero la sapienza de’ cani, dalla stessa sagacissima natura insegnata loro, i quali in modo alcuno non possono sofferire che altro cane forastiero entri nella casa loro, solo per lo timor c’hanno ch’egli non furi loro quella buona grazia del padrone, della quale essi tanto sono gelosi, e quel pane che, per mercede di aver con le perpetue loro vigilie ben custodita la casa, meritamente si deve loro;

Che, negli editti che pubblicavano, imitassero le ben ordinate republiche, nelle leggi delle quali sempre evidentemente