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RAGGUAGLI DI PARNASO

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RAGGUAGLIO XCVI

Il potentissimo re di Spagna Filippo secondo, gravemente disgustato delle parole dal duca di Alva, nell’occasione del suo governo di Fiandra, dette ad Apollo, mentre contro quel suo ministro cerca vendicarsi, Sua Maestá, fatta avvisata di quanto passava, fa chiamare a sé il re e lo quieta.

Giammai non si trovò corte che piena non fosse di que’ spiriti maligni, che, altrui riportando quello che piú si dee tacere, somma aviditá mostrano di veder scandali e di accender tra gli uomini il fuoco delle inimicizie. Questo si dice perché non cosi tosto il duca di Alva, giá prencipe degli Achei, ebbe detto ad Apollo che nella piazza di Burselles, ancor che prevedesse doverne nascere scandali gravi, ne’ catafalchi aveva fatta pubblica mostra delle teste del prencipe di Agamonte e del conte di Orno, solo perché altro giudicio hanno gli uomini in governar gli Stati altrui, altro nel reggere i proprii, ch’elleno furono subito riportate al sapientissimo re di Spagna Filippo secondo. Il quale, contro quel suo ministro sopramodo alteratosi, fece risoluzione di voler con le armi vendicar tanta ingiuria; e però ad alcuni gentiluomini della sua camera comandò che si armassero subito e che, incontrandosi nel duca, il peggio che avessero potuto, il maltrattassero. Questa risoluzione del re, che fu scoperta e incontanente fatta saper ad Apollo, indusse Sua Maestá a far chiamar a sé il re di Spagna e il duca di Alva ancora; i quali essendo comparsi, il re prima con alterazion grande di animo acerbamente si querelò del duca, che, per mera ambizione di eternarsi nel carico del governo di Fiandra, gli aveva posto il suo patrimonio nelle inestricabili difficoitadi che vedeva il mondo: cosa degna di altrettanto maggior castigo, quanto il delitto gravissimo di aver cosi maltrattato il suo re, con quella stessa libertá aveva confessato, con la quale altri si gloriava delle virtuose azioni. A questa querela del re, in sua