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crassa era la sua ignoranza, se per clemente e misericordioso voleva celebrare il piú vendicativo e implacabil re che giammai avesse avuto l’universo. E che, s’egli nel grandissimo re Enrico quarto voleva lodar il valore infinito della persona, la costanza dell’animo invitto nelle cose avverse, moderato nelle prospere; se l’eccellentissima scienza dell’arte militare, nella quale egli di gran lunga superati aveva i regi e i capitani tutti piú famosi, che con la mano armata si avevano acquistato il glorioso e onorato nome di «bellicoso »; se la sopraumana vivacitá del suo grandissimo ingegno; se la vigilanza dell’animo indefesso, il giudicio destrissimo nel governo di quel grandissimo regno mostrato ad ognuno: che le sue orecchie e quelle de’ suoi letterati, parzialissimi di tanto re, non averebbono udita armonia piú soave. Ma che, dopo l’acquisto nobilissimo ch’egli fece del regno di Francia, molto piú crudelmente essendosi egli vendicato contro gl’inimici suoi, di quello che con la sua tanto esecranda proscrizione giammai non aveva fatto lo spietato Augusto, che Parnaso non era luogo dove si fossero potute esaggerar le bugie. Per questa tanto risoluta risposta non si perdette di animo il Moreto, ma con riverenza grande replicò che, con esattissima diligenza avendo egli considerate le virtudi tutte del suo re, di nuovo affermava a Sua Maestá che niuna ne trovava, che maggiormente rilucesse in lui della clemenza. Allora Apollo, con volto giocondissimo guardando il Moreto: — Ben si conosce—li disse, — o virtuoso francese, che solo hai lettere da grammatico, perché mostri di non sapere che non quel re solo deve esser chiamato vendicativo, che, come fece Augusto, dopo la vittoria uccide i suoi nimici ; perché il levar dal mondo un suo malevole, affine che, con veder i trionfi e le prosperitadi del suo nemico, non pruovi ogni ora mille cruciati, mille dolorose morti, è specie di pietá. Vendicativo e infinitamente crudele è colui che lo lascia vivere, che coi perdono lo confonde e che con le sue virtuose azioni e con le sue perpetue prosperitadi tutto il giorno lo martorizza e gli dilania la carne; come, piú di tutti i re che giammai abbia avuta la terra, apertamente si è veduto fare al mio e tuo Enrico. Il quale, sempre piú atro