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che l’illustrissimo signor Ottavio, cosi come nato era di animo splendidissimo, cosi mai sempre vivuto era alla liberale, e non per qualitá di genio spilorcio e nato agli avanzi da quel liberalissimo pontefice fu posto nel carico di maestro di casa, ma solo con la dignitá di quel grado tanto onorato per mostrarlo alla corte soggetto purpurando, come poco dopo succedette; e che mentre egli esercitò quel carico, non altra cosa maggiormente gli premette nell’animo che lautamente pascere i virtuosi, proteggere i letterati e beneficar i meritevoli. Generositá ch’egli con tanta liberalitá e grandezza di animo esercitò sempre, che, essendosi avveduto che alcuni ribaldi canevari nelle cantine pontificie l’acqua mischiavano nel vino, con un severo e nobilissimo editto, che finora rigorosamente era osservato, comandò che ad alcuno per l’avvenire non piú fosse lecito tener acqua in quelle cantine. Cosi grande fu il contento che ad Apollo diede questo decreto, che comandò che dal Cresci, famoso scrittor milanese e primo maiusculario della biblioteca delfica, a lettere d’oro cubitali fosse subito scritto, e volle che a laude, a gloria e ad onore della virtuosissima casa Acquaviva e per riputazion del duca, che di cosi pregiato figliuolo aveva arricchito il presente secolo, avanti lui fosse portato nella cavalcata, che fu la piú nobile e la piú ammirata cosa che si vide in lei. E, per colmare le contentezze del duca e gli splendori della eccellentissima sua casa, all’illustrissimo signor Ottavio Cardinal Acquaviva decretò sua Maestá il nobilissimo titolo di « Mecenate», e ieri per corriere espresso li mandò le bolle spedite « in forma dignum ».