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RAGGUAGLIO LXXIX

Alcuni prencipi di Parnaso, per avere in una puzzolentissima mercatanzia consumata somma grande di oro, aggravati da soverchi debiti, sono forzati dechiararsi falliti e assentarsi da Parnaso.

In questa piazza di Parnaso si è scoperto il piú importante fallimento di quanti giammai in tempo alcuno alla memoria degli uomini sieno succeduti; perché non, come sogliono gli altri, è occorso tra mercatanti privati, ma tra i piú potenti signori di questo Stato: di modo che in tutte le piazze si sono impediti i pagamenti, e da’ mercatanti sono state rifiutate le lettere del cambio, stando ognuno sopra di sé, fintanto che si conosca bene ove tanta ruina voglia terminare, la quale finora in diverse piazze di questo Stato di Apollo seco ha tirati altri fallimenti importanti di mercatanti grandi. Cagione di tanti disordini è stata la flotta ricchissima delle Indie, che ai giorni passati entrò nel golfo di Lepanto quasi tutta carica di zuccheri, de’ quali in grandissima copia fabbricano gli Spagnuoli nel Mondo Nuovo. Alcuni piú principali signori di Parnaso fecero compra di tutto quel zucchero, che somma inestimabile importò di danari, e appresso condussero molti magazzeni e piú botteghe, e sopra tutte le cose grandissima provisione fecero di caldaie e di altri vasi di rame: e il tutto con tanta spesa, che da ogni mercatante per ogni fiera con ogni sorte d’interesse pigliarono danari a cambi e recambi. Il vero fine di questi signori fu il volersi una volta chiarire se essi potevano condurre a felice fine l’importante e difficile negocio di confettargli stronzi: impresa altre volte tentata, ma sempre infelicemente, da molti uomini grandi. A questo vergognoso mestiere con animi tanto ostinati si diedero molti facoltosissimi signori, che né spesa né fatica alcuna lasciarono indietro, che al desiderato lor fine avesse potuto condurre il puzzolente disegno loro; perché nelle grandissime caldaie ch’avevano preparate, posero tutti que’ loro vergognosi mignoni, Efe