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RAGGUAGLIO LXXI

Cornelio Tacito, per querela datagli da alcuni prencipi grandi per alcuni occhiali politici fabbricati da lui, pregiudicialissimi al loro governo, essendo stato carcerato, da Apollo vien liberato.

Gran maraviglia al collegio tutto de’ letterati ha dato la cattura che la notte passata, di espresso ordine de’ signori censori, segui nella persona di Cornelio Tacito, soggetto tanto insigne in Parnaso, tanto caro ad Apollo, primo consegliere di Stato, cronichista maggiore e maestro delle sentenze di Sua Maestá. Si seppe subito il tutto esser seguito per querela datali da alcuni potentissimi prencipi, i quali grandemente si sono doluti che Tacito con la sediziosa materia de’ suoi Annali e delle sue Istorie fabbricava certi occhiali, che perniziosissimi effetti operavano per li prencipi; perché, posti al naso delle persone semplici, di modo assottigliavano loro la vista, che fino dentro le budelle facevano veder gl’intimi e piú reconditi pensieri altrui: e quello ch’essi in modo alcuno dicevano di non potere e di non voler sopportare, era che alle genti mostravano la pura essenza e la qualitá degli animi de’ prencipi, quali essi erano di dentro, non quali con gli artifici necessari per regnare si sforzavano di far parer di fuori. Ieri mattina l’avvocato de’ maggiori monarchi che si truovino in questo Stato, comparve avanti gli eccellentissimi signori censori: tra i quali, per riputazione della persona di Tacito che doveva esser giudicato, volle intervenire Apollo ancora. Questi con esaggerate parole fece saper loro che agl’intendenti tutti delle cose di Stato era noto che per la pace e quiete de’ regni i suoi prencipi spesse volte erano forzati far azioni poco lodevoli, le quali, per mantenersi appresso i popoli in quel concetto di prencipi dabbene, nel quale è necessario che sia tenuto chi regna, solevano ricoprir co’ preciosi pretesti della santa intenzione e dello sviscerato zelo verso il ben comune: tutti artifici che piú non averebbono potuto usare, qualora il vero senso