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RAGGUAGLIO LXIX

Anneo Seneca, dopo l’aver per lo spazio di quarant’anni continovi nelle pubbliche scuole di Parnaso lette le morali, da Apollo ottiene l’immunitá; e, delle sue immense facoltadi, di una ricca rendita volendo dotar la cattedra delle morali, da Sua Maestá non gli è conceduto il poterlo fare.

L’eccellentissimo Anneo Seneca per piú di quarant’anni continovi con infinita sua lode e indicibil utilitá pubblica nelle scuole di Parnaso avendo letto le morali, la settimana passata, come a benemerito. Apollo gli concedette Pimmunitá; e, tuttoché infiniti soggetti ambissero il luogo di cosi onorata cattedra, Sua Maestá nondimeno a tutti prepose il gran Plutarco cheronese. Ma perché Seneca, con la ricchezza del suo patrimonio, con reai magnificenza ha esercitato carico di tanto splendore, affinché cattedra tanto onorata sotto Plutarco, personaggio rispetto a Seneca di picciole facoltadi, non scemasse l’antico suo splendore, con liberalitá degna delle sue immense ricchezze la dotò di seimila scudi di rendita l’anno: magnanimitá che appresso i virtuosi tutti di questo Stato gli ha acquistato fama immortale. Ma, quando Seneca per insinuare cosi onorata donazione si presentò avanti Apollo, invece di esser di quella sua gloriosa azione lodato, contro la comune espettazione di ognuno da Sua Maestá acremente ne fu biasimato, e con queste formali parole risentitamente ripreso: — Seneca, l’intorbidar il fonte dopo che altri in esso ha ismorzata la sua sete, è azione piena di malignitá, né io giammai averei creduto che un tuo pari avesse cercato di vituperar quella cattedra delle morali, che cosi grande onore ha fatto a te; perché in questa tua poco accorta liberalitá solo debbo lodar l’ottima tua intenzione, e grandemente biasimar l’opera, e come perniciosa proibirla. I carichi, ch’anno necessitá di essere esercitati da soggetti di valore, somma prudenza è mantenerli poveri: solo affine che, conforme al pubblico beneficio, essi siano proveduti di uomini; ché, altramente accadendo, con danno universale