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RAGGUAGLIO LXVIII

Il grande imperadore Massimiliano primo, in una raunanza de’ maggiori prencipi di questo Stato avendo detto la religion maomettana tutta esser politica, alla stessa Monarchia ottomana, che di ciò faceva rumori grandi, avanti Apollo con ottime ragioni prova di bene aver parlato.

Mentre che li giorni passati l’imperadore Massimiliano primo, il re di Francia Ludovico undecimo, il re di Ungheria Mattia Corvino, il re di Polonia Stefano Battori e il famosissimo Andrea Gritti, prencipe della republica veniziana, come è costume de’ prencipi grandi, degli affari del mondo discorrevano insieme, lunga considerazione ebbero sopra la grandezza dell’imperio ottomano: della vera fama del governo del quale mentre ognuno dicea il suo concetto, l’imperador Massimiliano liberamente confessò ch’egli conosceva che nell’imperio ottomano molti instituti militari regnavano degni di ammirazione, mache la setta maomettana in tutte le sue parti cosi era sozza e sporca, che affatto pareva indegna di uomini. E che in molti institutori di leggi divine aperto desiderio si scorgeva di pietá, ancor che la religione pubblicata da essi notoriamente fosse falsa, ma che gli errori di questi tali solo erano cagionati dalla mera ignoranza loro nelle cose divine: ma che le infinite impietadi, che nella setta maomettana si scorgevano, apertamente tutte erano maliziose, nel dar la legge a’ suoi seguaci piú essendosi Maometto mostrato perfetto politico che buon teologo; chiaramente vedendosi che per aver séguito di gente che abbracciassero quella nuova setta, nel formar il suo Alcorano maggior risguardo ebbe a dar soddisfazione al corpo che all’anima, e a far grande un regno terrestre che a far altrui acquistare il celeste. E che in altre sètte ancora si scorgeva che gl’institutori di esse per migliorar le cose umane si erano serviti de’ precetti divini, ma che la loro impietá con sommi artifici avevano velata, solo affine che i popoli, con venir in cognizione della brutta ipocrisia