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biasimar i vizi pubblici, atrocemente dir male de’ privati, portare il collo torto pieno di umiltá e aver l’animo superbo, e predicare ad altri quello che apertamente si vedeva che non operavano essi. Troppo rigoroso a’ migliori letterati di questo Stato parve l’editto di Sua Maestá; i quali, affine di assicurare la vita e la riputazion loro dalla ignoranza della vii plebe che non ha giudicio da saper discernere la finta dalla vera bontá, si presentarono avanti Apollo, al quale fecero instanza che con pene crudelissime perseguitati e puniti fossero gli scelerati ipocriti, ma però senza che gli uomini sinceri, le persone dabbene corressero pericolo di esser maltrattati. E dissero che gli astrologi giudiciari e gl’ipocriti erano certa razza di uomini, che sempre si sbandivano e sempre di esse si vedevano piene le cittadi, non giá perché a’ prencipi mancasse l’autoritá di sterminarli dagli Stati loro, ma perché i medesimi prencipi, che li proibivano, gli accarezzavano; e che la vera teriaca, l’unica ricetta per medicar la peste dell’ipocrisia, era che i prencipi quei soli soggetti ambiziosi di gloria, sitibondi di ricchezze, avidi della buona grazialoroamassero, accarezzassero, arricchisseroed esaltassero, che col saldo merito della vera virtú affettavano le dignitadi, le ricchezze e la buona grazia de’superiori: e che quegl’ipocritoni, che col manto di una santa umiltá con artificio grande ricoprivano una diabolica superbia, col velo della povertá una inestinguibil sete dell’oro, con la coperta del disprezzo del mondo un’esecranda ambizione di dominare l’universo, lasciassero vivere nello Stato loro dell’apparente umiltá, della finta povertá, della simulata solitudine della vita ritirata. Conseglio almeno per questo ottimo ed eccellentissimo, che con esso i prencipi erano sicuri di non errare; perché se la pietá, se l’umiltá, se il disprezzo delia vanitá del mondo, della quale alcuni tanto apertamente fanno ostentazione, erano virtudi vere e cose che si facevano di cuore, con simil modo di procedere altri dava loro gusto: se false, con le armi loro medesime santamente venivano

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puniti e castigati, essendo verissimo che non con altro miglior termine i prencipi chiarivano gl’ipocriti, che a guisa di spinaci lasciarli cuocere nel brodo dell’acqua loro.

T. Boccai.ini, Ragguagli di Parnaso - 11 .

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