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richiami fece contro que’medici, i quali pubblicamente nominò ignoranti : e poco appresso in molta diligenza fece chiamare queireccellente marescalco di Parnaso, che è preposto alla cura del famosissimo cavallo pegaseo. Costui, essendo subito comparso, non solo, come ordinario costume è de’ medici, dalla bocca dell’infermo non curò di intendere la storia del suo male, ma senza toccargli il polso o veder le urine conobbe subito la qualitá dell’infermitá, e incontanente col sangue di drago, col bolo armenio, con chiare di vovo e con molta cimatura di panni avendo fatta certa sua composizione, di essa impiastrò la vita tutta a que’ prencipi, a’ quali poi nelle gambe e nelle braccia fece gagliarde strettoie; e poco appresso per sciroppo diede loro a bere un solutivo clisterio, che poco prima era stato ordinato da Galeno. Questi medicamenti, che da Esculapio, da Ippocrate e da altri medici piú principali grandemente furono dannati e scherniti, con la potente virtú loro in pochissime ore a que’ prencipi diedero tal salute, ch’essi subito furono veduti uscir di letto, correre e con gagliardia maggiore saltare, ch’eglino avessero fatto giammai. Onde i virtuosi tutti di Parnaso, poiché videro effetti di tanta maraviglia, grandemente maravigliati rimasero che gl’imperi, i regni e gli Stati grandi nelle infermitadi, nelle quali per li loro disordini incorrevano, non da valenti medici fisici co’ reubarbari e con gli altri canonici medicamenti umani, ma dagl’ignorantissimi marescalchi con felicitá grande venissero curati con bestiali ricette da cavallo.