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RAGGUAGLIO XLVIII

I capitani da mare di Apollo in una loro congregazione avendo fatti molti decreti utili alle cose della milizia loro, Sua Maestá ordina che sieno intimati a’ cortigiani, e comandata loro la puntai osservanza di essi.

Le molte congregazioni, che per piú giorni hanno fatte i capitani da mare di Sua Maestá, non prima di ieri ebbero fine; onde l’eccellentissimogenerale Andrea Doria, con le costituzioni che in esse hanno stabilite, questa mattina è andato ad Apollo per aver da Sua Maestá il « placet ». Si è risaputo che grandissima soddisfazione ha dato a Sua Maestá il decreto che vide fatto per li galeotti, i quali, allora che dal comito della galea sono battuti, non possono rivoltarsi a guardarlo, non riparare il colpo, non dolersi di chi lo batte e molto meno ingiuriarlo, sotto pena, facendo il contrario, di triplicate battiture: ma con animo tanto paziente devono ricever le sferzate, che la molta loro umiltá mova i) comito a piú tosto con essi usar la pietá che ’l rigore. Apollo, dopo molto l’aver comendato simil decreto, volle che giudicialmente fosse intimato a tutte quelle persone miserabili, che per gli occulti demeriti loro dal giudicio divino in Roma e altrove sono condennate al duro remo della corte: solo affine che talmente imparino a sopportar con pacienza le battiture degli strapazzi, le sferzate de’ disgusti che da’ padroni loro ricevono nelle corti, che, non per occasione di mormorare, ma se ne servino per istromento di pigliar cuore nelle tribulazioni e con maggior animo arrancare il remo del buon servigio, e con esso violentar il prencipe a piú tosto usar verso essi la liberalitá, la gratitudine e la piacevolezza, che a raddoppiar le battiture delle discortesie, le sferzate de’ mali trattamenti, mercé che le mormorazioni e le querele di chiamar ne’ disgusti che si ricevono il suo signore ingrato, cosi in lui generano l’ostinazione di non beneficare chi per altro con esso