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evidentissimo pericolo si correva che ’l popolo tutto non si fosse sollevato per ritórli a’ ministri della giustizia: al qual disordine quando anco con le guardie degli uomini armati si fosse potuto provedere, che nondimeno cosa sicura era che la morte pubblica di soggetti tanto principali, e dal popolo del suo Stato tanto teneramente amati, cosi fatta pietá e tanta alterazion di animi averebbe cagionata ne’ suoi vassalli, che, se non in quell’istante, col tempo almeno cosa alcuna intatta non averebbono tralasciata per vendicarla: tutti rispetti che l’avevano fatto fuggir l’ordinario rimedio di purgar il corpo del suo Stato da que’ maligni umori, de’ quali lo vedeva ripieno, con quelle canoniche medicine, che sicuramente con la copia di piú perniziosi umori, che averebbono destato, notabilmente averebbono aggravato il male. Che trivial precetto politico era che nelle piazze e negli altri iuoghi pubblici con lo spettacolo solo di soggetti meccanici dal commetter sceleratezze spaventar si doveva la vii canaglia; ma che i personaggi qualificati, amati da’ popoli, della vita de’ quali per la sola quiete degli Stati loro i prencipi si assicuravano, faceva bisogno che in luoghi segretissimi alla cattura avessero congiunta la morte e la sepoltura: perché negli alti catafalchi il far mostra di supplici di uomini grandemente segnalati, non Spavento, ma rabbia grande di vendetta generava in ognuno. Interrogò allora Apollo il prencipe quanto tempo era ch’egli aveva notizia del precetto ch’aveva detto. Rispose il prencipe che fino dalla sua prima giovanezza l’aveva imparato da un Fiorentino, suo maestro nella politica. Allora di nuovo chiedette Apollo al prencipe per qual cagione, nella tanto memoranda e funesta risoluzione ch’egli fece nella causa del prencipe di Agamonte e del conte di Orno, aveva praticato il contrario. Arditamente a Sua Maestá rispose il prencipe che diversi erano gl’interessi di colui che una provincia governava come ministro, dall’esser di essa prencipe assoluto; e che la natura miglior ingegno aveva dato all’uomo per ben governare le cose proprie, che i fatti del suo padrone; e che molti, che nel reggere gli Stati altrui parevano ciechi, nel proveder poi alle bisogne proprie piú occhi avevano di Argo.