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RAGGUAGLIO V

Dopo l’esquisitissima diligenza usata da Apollo per aver nelle mani alcuno degl’idoli de’ prencipi, severamente procede contro uno capitato in poter de’ giudici.

Con dispiacer suo infinito essendo Apollo venuto in chiara cognizione de’ gravissimi disordini che, non meno negl’imperi grandi che negli Stati piccioli, cagiona la vergognosa cecitá di que’ prencipi che commettono il gravissimo eccesso di soggettarsi ad un loro vilissimo servidore; poiché né le continove esortazioni di Sua Maestá, né le spaventevoli calamitadi, che per gli stessi bruttissimi eccessi numero infinito di prencipi hanno sofferte, ha potuto rimoverli dal duro destino, dal quale violentemente paiono strascinati, di precipitar nel baratro di cosi atroci inconvenienti, per non abbandonar la protezione, tanto propria di Sua Maestá, de’ governatori del genere umano, alcuni mesi sono fece risoluzione di crudelmente perseguitar que’ servidori, che con la portentosa ambizion loro e con gli artifici affatto diabolici intraprendono l’impresa di dominare il padron loro; di maniera tale, che pochi anni sono contro questi tali pubblicò taglie grossissime e premi molto ricchi da darsi a quei che ai suoi giudici gli avessero palesati. E due settimane sono occorse, che uno di questi ribaldi, essendo stato denunziato al magistrato, poco appresso fu catturato; il quale, da molti chiari indizi trovandosi aggravato, fu posto ne’ tormenti, dove confessò gli artifici tutti sceleratissimi che usati aveva non solo per rendersi schiavo il suo padrone, ma fino per farsi adorar da lui. Apollo, veduto ch’ebbe il processo fabbricato contro quel manigoldo, in estremo rimase confuso che que’ prencipi medesimi, che tanto sono avidi della dominazione, che spesse volte degli stessi figliuoli, nonché degli stranieri, hanno gelosie gravissime, o per propria balordaggine o per la soverchia altrui fraude possano ridursi alla vergognosa infamia di farsi schiavi di un loro vigliacchis