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RAGGUAGLIO III

Il grande Euclide, per disgusto dato ad uomini potenti, da loro sicari crudelmente è sacchettato.

Le piú fresche lettere di Libetro, portate dall’ordinario corriere di Efeso, sono de’ quattordeci del corrente, e avvisano che a’ sei del medesimo nel mezzogiorno, sotto il portico di Urania, il gran prencipe de’ matematici Euclide con sacchetti pieni di rena, da alcuni che l’assalirono, cosi malamente fu trattato, che in terra lo lasciarono come morto. Incredibil disturbo questa gran novitá ha dato ad Apollo: e tanto maggiormente, che, sebbene piú di qualsivoglia altro letterato si vede Euclide esser amato, accarezzato e del continovo regalato da’ maggiori prencipi di questo Stato, un tanto eccesso nondimeno si argomenta che da persone molto potenti sia stato comandato, perché Euclide da due sicari prima fu pigliato e tenuto saldo, mentre che due altri crudelmente lo maltrattavano, a’ quali molta gente armata fu veduta far spalla. Varie cagioni si sono addotte di tanto risentimento; ma la piú comune opinione è che alcuni soggetti grandi di questo Stato fortemente sieno rimasi mal soddisfatti di Euclide per la figura matematica ch’egli pochi giorni prima aveva pubblicata nelle scuole, nella quale concludentemente si mostrava l’importante segreto: che tutte le linee de’ pensieri e delle azioni de’ prencipi e de’ privati di necessitá vengono a terminare in questo centro: cavar con gentilezza i danari dalla borsa del compagno per metterli nella propria.