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RAGGUAGLIO XXXIV

Per proibire le frequenti morti cagionate negl’infermi per la molta ignoranza de’ medici, avendo Ippocrate dato ad Apollo un conseglio che poi riusci infelicissimo, grave pericolo corre di essere da Sua Maestá severamente punito.

Il grande Ippocrate alcuni giorni sono fece sapere alla Maestá di Apollo che il mondo tutto talmente si era empiuto di medici ignoranti, che, se non vi si porgeva presto rimedio, evidentissimo pericolo si correva che ’l genere umano tutto si fosse disertato; perché i miseri infermi dagl’ignoranti medici venivano curati con nuove esperienze, con medicamenti contrari e piú tosto con ricette da cerretani che co’ canonici e veri precetti dell’arte: onde si cagionava che di quegl’ infermi moriva numero grande, i quali, quando da uomini sufficienti nell’arte fossero stati medicati, con molta facilitá averebbono potuto ricoverare la perduta loro sanitá. Per l’avviso di uomo tanto segnalato ferma risoluzione fece Apollo di volere in ogni modo por rimedio a cosi grave disordine. Onde sei mesi sono formò un collegio de’ piú segnalati medici che giammai abbia avuti la medicina, e i piú principali furono Cornelio Celso, Galeno, Avicenna, il Fracastoro, il Fallopia, l’Altomare e il modernissimo Girolamo Mercuriali; e volle che lo stesso prencipe della medicina Ippocrate fosse capo di cosi onorato collegio: al quale ampia e piena autoritá diede di provvedere il genere umano di medici esperimentati e di conosciuto valore. Dagli eccellentissimi signori medici del collegio prima fu fatta la distribuzione delle condotte, e a tutti i luoghi furono mandati i medici loro; a’ quali per maggior sicurezza della buona salute e della lunga vita degli uomini fu comandato che agli ammalati loro non altro potessero ordinare che clisteri comuni, unguenti da rogna, purghe ordinarie e nelle febbri catarrali 1 acqua pettorale; ma che, dovendo-venire all’atto di cavar sangue, di medicar febbri maligne, terzane doppie e altri