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CENTURIA SECONDA - RAGGUAGLIO XXXIII 14I

della libertá occupata: onde è che i pivi veri istromenti da stabilirsi in quegli Stati nuovi, da’ quali poco prima sia stato cacciato il viver libero di una republica, sono i carnefici, le spie e i fiscali ; conciosiacosaché ogni crudel azione prudente risoluzione è predicata, quando ella la vita, lo Stato e la riputazione assicura a quel prencipe nuovo che sa usarla. Di piú, strettamente priego ognuno a considerare che que’ soggetti, che nel senato romano con ostentazione di valor grande, di virtú straordinaria volevano esser conosciuti di maggior condizione degli altri, non perché fossero innamorati della virtú, non per quella sola nobiltá di animo che si dee trovar in un uomo il qual si contenti di morir privato, ma per aver séguito di nobili, per acquistarsi l’aura popolare, l’affezione degli eserciti.se ne adornavano: cosa verissima, e la quale da niun altro scrittore meglio che da te stesso, Tacito, è stata insegnata a’prencipi miei pari; perché liberamente dici che non altro piú vizioso e scelerato soggetto pruovano i prencipi nuovi, di quel virtuoso senatore che dell’istromento della virtú si serve per farsi strada all’ambizione che egli ha di regnare. Perché, dapoiché ne’ tuoi Annali altrui dipingesti i costumi di quel traditor di Seiano, dici le seguenti parole, le quali chiaramente provano l’intenzion mia: « Palarti compositus pudor, itilus summa apiscendl libido ; eiusque causa modo largii io et luxus, saepius industria ac vigilantia, haud minus noxiae, quoties parando regno Jínguntur » ( J ). E bene hai detto; perché in uno Stato nuovo, non ancor sicuramente divenuto ereditario in un sangue, e dove la tumultuosa elezione del prencipe ha tanto luogo, che anco all’occisore di lui è lecito aspirare all’imperio, que’ soggetti grandi, que’ ministri virtuosi e sommamente meritevoli, che agli uomini privati sono di tanta ammirazione che da essi degni sono stimati di tutto l’amor del prencipe, delle piú sublimi dignitadi e de’ piú ricchi premi, dal sagace ingegno nondimeno di colui che regna perniziosissimi sono conosciuti e degni di esser annichilati. Di maniera

(1) Tacito, libro iv degli Annali [eap. 1].