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considerando che se io, come il zelo dell’onor del mondo mi violentava, con la morte di mia moglie vendicava l’ingiuria gravissima ch’ella mi faceva, il poco rispetto ch’averei mostrato di portare al sangue di Augusto averebbe potuto alienarlo da me e farlo risolvere ad abbandonare que’ buoni pensieri ch’egli aveva di esaltar la persona mia; e tra me lungo tempo discorrendo la differenza grande che è tra l’ingiuria che da una moglie di sproporzionata grandezza al marito si riceve, da quella che altrui vien fatta da una uguale, seppi far l’acerbissima risoluzione di prepor la gloria, che l’acquisto dell’imperio romano mi averebbe apportata, alla vergogna di quelle pubbliche e vergognose corna che mi faceva Giulia. — Fin qui col ragionamento della sua difesa era giunto Tiberio; quando nella curia fu udita una voce molto grande, la quale tre volte replicò: — Ah, traditore! — Tiberio, stimando che cosi importante ingiuria fosse detta a lui, appresso Sua Maestá si protestò che quello smacco era fatto all’augustissimo luogo di quella curia, non a lui. Apollo, per lo poco rispetto che conobbe essergli portato da quel temerario, comandò che con ogni esatta diligenza fosse trovato e catturato. Il che incontanente fu eseguito; e si conobbe che quella temeritá fu commessa da Iacomo conte della Marcia, famosissimo prencipe del glorioso sangue di Francia. Apollo nondimeno, preponendo l’ingiuria fatta a lui alla grandezza della prosapia di quel prencipe, comandò che fosse condotto nelle carceri. Allora il conte pubblicamente si protestò che né per ingiuriar Sua Maestá o l’imperador Tiberio egli avea dette quelle parole; ma, per isfogare un grandissimo affanno che nel suo cuore teneva rinchiuso, non Tiberio né altri, ma se stesso aveva chiamato traditore. Perché, allora ch’egli divenne marito all’impudica reina Giovanna, contro lei, che ’l nobilissimo regno di Napoli gli aveva dato in dote, scioccamente avendo voluto procedere, come se ella fosse stata una gentildonna privata, per li severi termini che pazzamente usò contro lei, con sua vergogna infinita perdette la moglie, il regno e per consequenza la riputazione, e pieno di confusione fu forzato fuggirsi di Napoli e vivo andare a sepellirsi in un monastero di monaci in Francia, dove mori poi