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RAGGUAGLIO II

Apollo si serve della persona infelicissima del conte di San Paolo per ispaventar la nobiltá de’ regni dal commetter la sceleratezza di ribellarsi ad instanza de’ prencipi stranieri contro il signor loro naturale.

Con infinito suo disgusto è Apollo venuto in cognizione che alcuni prencipi per debellare i nemici loro, non piú, come fu costume degli antichi eroi, si vagliono della forza aperta degli eserciti armati in campagna, ma che solo si servono della fraude; nell’esercizio della quale tanto vagliono, che col solo potente mezzo di lei hanno saputo e potuto condurre a buon fine imprese importantissime, poiché la prima arme che questi tali sfodrino contro i nemici loro, è quella, tanto vergognosa, di corromper la fedeltá de’ sudditi altrui e di sollevar la nobiltá de’ regni alle ribellioni. Apollo, per rimediare a disordini tanto gravi, ultimamente a Giovanni Francesco Lottini, registrator segreto de’ precetti morali di Sua Maestá, ha comandato che il miserabil conte di San Paolo, per pubblico esempio di grandissima infelicitá, in una vii carrucula da mendicanti sia condotto sotto il portico del tempio delfico; onde quel gran prencipe, con le mani che ha senza dita e cosi bruttamente lacerate che sbranate paiono da’ cani, dal Lottino è poi mostrato al popolo che in molta quantitá esce ed entra nel tempio; al quale ad alta voce cosi dice: —Fedeli virtuosi, devoti delle buone lettere e de’santi ricordi morali, dalla calamitá tanto miserabile di questo sfortunato prencipe privo della sanitá delle mani sue, che Iddio libere conservi a voi, pigliate esempio, e alle altrui spese imparate a conoscere quello che importi condursi al termine della semplicitá di lasciarsi persuadere il sempre lugubre esercizio di cavare i grand dalla buca con le^inani proprie per beneficio d’altri.