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premio non solo certo e sicuro, ma, quello che piú importa, posto nella sola mano del prencipe. A tutte queste cose rispose la Monarchia di Francia che Sua Maestá era padrone e supremo arbitro in Parnaso de’ premi e delle pene; che però senza carico dell’onor suo poteva gratificarla della grazia che le chiedeva. A questa nuova instanza con notabile alterazion d’animo cosi rispose Apollo: — Né io né altr’uomo al mondo è padrone di quel premio, che da’ prencipi giusti si propone alle fatiche, alla virtú de’ ministri fedeli; perché le piú sublimi dignitadi dai prencipi buoni altrui si danno per obbligo, ancor che da’ modesti ministri si riconoscano dalla cortese liberalitá del signor loro. E sappi, Monarchia francese, che quel prencipe, che non premia chi da lui ha meritato, commette tirannide maggiore di colui che senza cagione sparge il sangue de’ suoi sudditi e loro toglie le facoltadi. — Dopo risposta tanto risoluta liberamente replicò la Monarchia di Francia che, di nazione essendo il Covarruvia spagnuolo, consequentemente era suo grandissimo diffidente. Tale fu lo sdegno che per somiglianti parole nell’animo suo concepí Apollo, che proruppe in questa escandescenza: — Levatevi di qua, voi che negli Stati altrui volete fare il padrone, e in casa vostra andate a cercar la confidenza, ch’io nella mia mi glorio di esser umilissimo schiavo del merito altrui; il quale allora che solo si ricerca in un ministro, ancor ch’egli di sua natura affatto sia discortese, il grande Iddio nondimeno, il qual sempre vuole che colui che opera bene abbia la soddisfazione che gli si dee, lo fa riuscir gratissimo. Ove per lo contrario que’ soggetti affezionati e svisceratissimi, ne’ quali i prencipi nella collazione delle supreme dignitadi solo hanno ricercata la confidenza, Sua divina Maestá, vera maestra delle piú strane metamorfosi, solo per confondere il depravato giudicio degli uomini, ha fatti riuscir perfidi e cosi arrabbiatamente ingrati, che, come delle ingiurie mortali, si sono vendicati de’ benefici ricevuti: come per tanti infelicissimi esempi succeduti nelle corti chiaramente è noto ad ognuno; tutte cose che a voi altri prencipi fanno conoscere che l’oprar virtuosamente prepor si deve ad ogn’altr’umano interesse. Perché, quando il prencipe esalta un