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CENTURIA SECONDA - RAGGUAGLIO XXVII 119

gio del suo prencipe ad ogni altro rispetto, nel magistrato di primo Savio grande, lungo tempo con sinceritá di animo incorrotto esercitato da lui, poco o niun conto aveva mostrato di tener sempre della grazia o dell’odio di qualsivoglia piú potente prencipe di questa corte. Questa dunque potente Monarchia, per impedire al Covarruvia l’acquisto di carico tanto segnalato, conforme al costume delle corti grandi, mandò prima, ma sotto colori di altri negozi, alla Maestá di Apollo diversi suoi amorevoli; i quali, fingendo di esser confidenti del Covarruvia e amici zelanti della pubblica utilitá, con l’artificio delle lodi lo biasimavano e con l’inganno de’ finti favori lo perseguitavano. Ma perché questo fallace modo di procedere pur troppo è noto ad Apollo, questi ipocritoni facilmente da Sua Maestá furono ributtati, di maniera tale che la stessa Monarchia franzese, essendosi levata la maschera della simulazione cortigiana dalla faccia, in una straordinaria udienza ch’ella ebbe da Apollo, tanto implacabil nemicasi mostrò del Covarruvia, che (tanto i prencipi studiano in osservar la vita e i costumi di quei che nelle corti grandi possono salire ai gradi supremi), dal primo giorno ch’egli nacque fino a quella sua grave etá, seppe raccontarli non solo i peccati maggiori commessi da lui, ma ogni sua minima imperfezione. Apollo, che con istupor suo infinito udf il diligentissimo processo dalla Monarchia francese fabbricato sopra la vita e i costumi del Covarruvia, con quella libertá che tanto è sua propria, alla Monarchia francese rispose ch’egli ne’suoi virtuosi intanto non aborriva le imperfezioni umane, che, quando tra cento loro difetti trovava un paio di perfezioni, una sola rara virtú, un molto eccellente ministro gli pareva di aver al suo servigio, essendo suo costume contrapesar i vizi con le virtudi ; e che il Covarruvia, quale egli per altro si fosse, nel carico di Savio grande, che con tanta sinceritá di animo e valor d’ingegno per molti anni aveva esercitato, non solo meritevole si era mostrato del tesorierato generaleche voleva dargli, ma di qualsivoglia altro piú insigne magistrato di Parnaso. E che, con levar dal sublime senato de’ Savi quel segnalato soggetto, far voleva quell’onore a tanto magistrato. A queste cose replicò la Monarchia di Francia che i Savi grandi