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RAGGUAGLIO XXIV

Ariadeno Barbarossa, cacciato da un fiero temporale, si rompe negli scogli Curzolari; e Maturino Ramagasso, capitano della guardia del golfo di Lepanto, potendolo far prigione, procura lo scampo di lui.

Ariadeno Barbarossa, gran corsale di mare, alcuni giorni sono, sopragiunto da un fiero temporale, andò a rompersi negli scogli Curzolari, dove perdette molti vascelli e infinita quantitá di uomini. Con quei nondimeno che da tanta ruina camparono, prestamente si pose a risarcir le galee che gli erano avanzate; quando, la novella di tanto naufragio essendo stata riportata ad Apollo, egli subito fece sapere a Maturino Ramagasso, capitano della guardia del golfo di Lepanto, che incontanente andasse ad opprimere quel pubblico ladrone. Si èrisaputo che ’l sagacissimo Ramagasso in quella stessa ora ad un suo confidentissimo marinaro impose che con ogni possibil diligenza e segretezza si trasferisse a quelli scogli, e che facesse saper ad Ariadeno che, levandosi subito da quel luogo, il meglio ch’avesse potuto si fosse salvato altrove. Fortemente maravigliato rimase il marinaro della risoluzione di Ramagasso; al quale addimandò per qual cagione egli voleva salvar la vita a quel suo capitai nemico, il quale in quella bellissima occasione con facilitá grande poteva opprimere; e che se egli, solo perché lontano dalle riviere di Lepanto teneva quel tanto pernizioso corsale, era l’occhio diritto di Apollo, qual altro soggetto, per grande, per favorito che egli fosse, averebbe potuto paragonarsi a lui in Parnaso, quando affatto l’avesse debellato? A queste parole dicesi che in questa medesima forma rispose Ramagasso: — Amico, la grandezza, nella quale mi vedi, talmente è congionta con la potenza di Barbarossa, che, senza ruinar me stesso, non posso sconfigger lui; e sappi che ’l primo stesso giorno, che io commettessi cosi gran fallo, l’ultimo e piú abbietto soggetto mi vedresti di questa corte; mercé che la fedeltá de’ ministri è quasi sbandita dal