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loro, quando a ciel sereno senza tuoni e senza lampi furono vedute cader alcune saette che abbruciarono due sfortunati cortigiani ; per lo qual insolito accidente i signori della congregazione stupirono come le saette avventate da un prencipe sdegnato non avessero quel lampo e quel tuono che ammonisce i cortigiani a schivarle, che hanno quelle che dalla mano potentissima del grande Iddio sono avventate contro il genere umano allora ch’egli contro lui è adirato. Poco appresso fu veduto un cortigiano assalito da una rabbiosissima fortuna di persecuzioni, il quale, dopo Tessersi molto schermito contro la furia del mare dello sdegno del prencipe sopra modo gonfio e dal vento furibondo di crudeli calunnie, affine di non subissare fu forzato far getto di tutta la sua mercatanzia; e di giá il misero aveva perduto l’albero maggiore della sua speranza, e i suoi meriti facevano molta acqua di disperazione, quando andò a fracassarsi, dando di petto nel duro scoglio dell’ingratitudine di un prencipe sconoscente. Allora fu veduta cosa molto strana, percioché, dopo cosi duro incontro il vascello della servitú del cortigiano essendosi aperto e sprofondato, cessò la fortuna delle persecuzioni cortigiane, si quietò il mare dello sdegno del prencipe, lo scoglio, cagione del naufragio, si converti in un sicurissimo porto, il vascello del cortigiano sommerso, piú bello, piú forte e meglio accommodato di prima, da sé risorse fuor delle onde e la mercatanzia de’meriti da se stessa ritornò a caricarsi, i quali a caro prezzo spacciò poi, cambiandoli con grandissime dignitadi e con ricchissime rendite. Molto notabile a que’ signori piloti e a tutta la congregazione parve questo caso; né a bastanza sapevano maravigliarsi come era possibile che nella terrestre navigazione gl’infelicissimi naufragi altrui potessero servir per somme felicitadi. Ma, continovando la congregazione in far nuove esperienze, ad un molto accorto cortigiano comandò che le vele del suo talento spiegasse ad un vento che soffiava da ostro; e diritto verso tramontana felicemente facendo questi il suo viaggio, dopo la navigazione di molti giorni il pilota cortigiano, per veder dove si trovava, col suo astrolabio misurò l’altezza del polo del suo merito, e con molta sua maraviglia si avvide